Con la legge di Bilancio 2018 sono state introdotte semplificazioni e agevolazioni per chi apre una partita Iva. Come valutare l'opzione più conveniente in base alle proprie attività e al proprio reddito? Quale regime scegliere tra quello forfettario e ordinario? Leggi la nostra breve guida.
La partita Iva è un codice formato da 11 caratteri numerici: i primi 7 individuano il contribuente attraverso un numero progressivo, i 3 successivi individuano il codice dell'Ufficio, mentre l'ultimo è un carattere di controllo.
I soggetti obbligati ad aprire una partita Iva sono coloro che svolgono attività in maniera autonoma come i liberi professionisti o imprenditori ed offrono un bene o un servizio per conto proprio; quindi il soggetto interessato non deve essere titolare di un rapporto di lavoro subordinato. L'obbligo all'apertura della partita Iva sussiste, sia per motivi fiscali che contabili, nel caso in cui il reddito annuale superi i 5 mila euro.
Tra il 2018 e il 2019 entreranno in vigore importanti novità per agevolare e semplificare la vita degli imprenditori e dei professionisti titolari di partita Iva. Questo, grazie alle novità fiscali introdotte dal D.L. 193/2016 e dalla legge di Bilancio 2018 che ha previsto, per i titolari di partita Iva, l'obbligo della fattura elettronica a partire dal 2019, come ad esempio per i rifornimenti di carburante.
Non è sempre semplice capire qual è l'esatta procedura da seguire per aprire una partita Iva e, soprattutto, l'opzione più conveniente sulla base delle proprie attività e del proprio reddito. Ecco una piccola guida in cui andremo a spiegare nello specifico come fare per aprire una partita Iva e, sulla base di alcuni requisiti che la legge impone, quale regime adottare.
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L'apertura della partita Iva è totalmente gratuita, per richiederla basta seguire questa procedura::
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Per prima cosa, tutti coloro che hanno intenzione di aprire la propria partita Iva hanno il dovere di scegliere quale regime fiscale adottare. La scelta ad oggi vede due possibilità: aprire una Partita Iva nel Regime Forfettario o nel Regime Ordinario. Questa scelta, infatti, influenzerà la burocrazia, gli adempimenti e la fiscalità del contribuente, ma ancor di più influenzerà in modo decisivo la tassazione; inoltre le due scelte prevedono costi di gestione differenti.
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Il regime forfettario non prevede una scadenza legata ad un numero di anni di attività o al raggiungimento di una particolare età anagrafica. Mentre la legge prevede il possesso dei seguenti requisiti:
Non sono ammessi al regime forfettario i titolari di partita Iva nei seguenti casi:
Approfondimento sul sito dell'Agenzia delle Entrate.
Analizziamo brevemente anche i vantaggi legati ad una contabilità più snella e senza troppi adempimenti fiscali:
Approfondimento sul sito dell'Agenzia delle Entrate.
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Il regime ordinario viene applicato per tutti coloro i quali non sono in possesso dei requisiti per aderire al regime forfettario, quindi in questo caso i titolari di partita Iva saranno soggetti al pagamento delle imposte e dei costi ordinari.
Il regime ordinario consente quindi di poter fatturare qualsiasi cifra, ma i costi della tassazione saranno più elevati. Infatti la percentuale di tassazione IRPEF seguirà gli scaglioni di reddito e nello specifico:
Il regime ordinario inoltre sarà soggetto all'Iva e alla ritenuta d'acconto. Non avrà i vantaggi contabili del regime forfettario, quindi i titolari di partita Iva saranno soggetti a:
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