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Portare i soldi all'estero: attività lecita o evasione?

Portare i soldi all

Trasferire denaro al di fuori dell'Italia: cosa dice il nostro ordinamento? Attività ed investimenti detenuti all'estero sono sempre leciti o è un modo per evitare i controlli ed evadere il fisco? Paesi white list o black list, quali differenze? Ecco tutto quello che c'è da sapere.



"Quello ha portato i soldi all'estero! Di sicuro li ha fatti sparire in qualche paradiso fiscale!" Luoghi comuni: quando si parla di denaro che viene portato fuori dall'Italia, subito si pensa all'evasione fiscale. Vengono in mente quelle scene da film, in cui una grossa quantità di denaro in contanti viene trasportata in valigette e fatta scomparire nei caveau di banche estere compiacenti. Non è proprio così, anzi: aprire un conto corrente in un paese straniero non è mai, di per sé, un'attività illecita. Esistono sicuramente degli obblighi del contribuente nei confronti del fisco. Ecco cosa dice la normativa.

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Portare i soldi all'estero: cosa dice la normativa?

Aprire un conto corrente all'estero per evitare i controlli del fisco è onestamente molto difficile: questo perchè quasi tutte le nazioni del mondo sono firmatarie del CRS (Common Reporting Standard), lo standard di scambio automatico di informazioni tra autorità fiscali promosso dal G20 e dall'Ocse recepito dall'UE tramite Direttiva 2014/107/UE e dall'Italia con la Legge 95/2015 del 18 Giugno 2015; questo vuol dire che la banca del paese in cui viene aperto il conto corrente è obbligata a darne comunicazione alla propria autorità fiscale di riferimento, la quale provvede, a sua volta, a trasmettere le informazioni (dati identificativi, giacenza del conto, ecc.) all'Agenzia delle Entrate, nel caso di contribuente italiano.

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Perchè aprire un conto corrente straniero?

Sono molte le ragioni per le quali un risparmiatore italiano potrebbe scegliere di portare una parte o tutto il proprio capitale in una banca estera: Ecco un paio di motivi:

  • la scarsa fiducia nei confronti del sistema bancario italiano che, a volte, si è rivelato poco affidabile e che ha provocato la perdita parziale o totale del patrimonio;
  • avere la possibilità di scegliere istituti di credito più solidi, più performanti, più tecnologici, più moderni e meno costosi di quelli italiani dove allocare una parte dei propri risparmi da poter utilizzare in qualunque momento.

Difficoltà oggettive nel gestire il proprio denaro non ce ne sono: analogamente a quello che si potrebbe fare in Italia, aprendo un conto all'estero si viene forniti di bancomat, di carta di credito o di debito a seconda della giacenza e si ha la possibilità di operare online con l'internet banking.

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Paesi white list e black list: cosa sono?

Quando si parla di trasferimenti di denaro all'estero, non si può non citare questa distinzione. Schematicamente possiamo dire che:

  • gli stati inseriti nella white list sono quelle nazioni che hanno una completa disclosure e una completa trasparenza nei confronti dello stato italiano, per cui tutto quello che viene movimentato a livello di conti correnti viene reso noto in automatico all'autorità fiscale italiana;
  • gli stati che fanno parte della black list sono quei paesi che non hanno aderito al CRS (Common Reporting Standard) e che quindi non comunicano allo stato italiano l'eventuale apertura di conti correnti da parte di cittadini del nostro paese.

L'Amministrazione Finanziaria esegue un continuo monitoraggio sulle attività che intercorrono tra l'Italia e i soggetti domiciliati nei paesi in black list; questi sono paesi a fiscalità privilegiata (leggi: paradisi fiscali) e il fenomeno dell'evasione e delle frodi fiscali internazionali è sempre dietro l'angolo.

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Soldi all'estero: quali obblighi per il contribuente?

Qualsiasi sia la casistica, sia che si trasferisca denaro in un conto corrente straniero di un paese in white list, sia che lo si faccia in uno stato inserito in black list, i contribuenti devono obbligatoriamente segnalare nel quadro RW della dichiarazione dei redditi l'esistenza di questi conti correnti, nel caso in cui siano avvenute movimentazioni superiori a 15 mila euro nell'anno di riferimento. Che differenza c'è quindi, dal punto di vista fiscale, tra white list e black list? Le sanzioni:  in caso di mancata comunicazione nel quadro RW della dichiarazione dei redditi dell'esistenza di un conto corrente in una giurisdizione white list, viene comminata una sanzione tra il 3% e il 15% calcolata sulla somma non dichiarata; in caso di giurisdizione black list la sanzione prevista oscilla tra il 6% e il 30%. La possibilità, quindi, di trasferire denaro e di aprire dei conti correnti all'estero è un comportamento, di per sè, assolutamente lecito, consentito da qualunque tipo di normativa, sia nazionale che internazionale. Trasferire soldi all'estero, dunque, non vuol dire evasione. Vige l'obbligo però, onde non incorrere in situazioni penalmente rilevanti, di dichiarare la presenza di questi conti e, ovviamente, di versarci delle somme di denaro di lecita provenienza o che abbiano scontato le dovute imposte in Italia.
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