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NASpI: come presentare domanda di disoccupazione

NASpI: come presentare domanda di disoccupazione

Quando si perde il lavoro è un momento di forte difficoltà: si perdono alcune certezze e si va incontro ad un momento di probabile difficoltà economica. Oggi, fortunatamente, è possibile usufruire della NASpI, erogata dall’INPS, per attutire le difficoltà economiche.



Restare senza lavoro è qualcosa che non si augura a nessuno, non solo per via delle oggettive difficoltà economiche a cui si va incontro, ma anche perché è fonte di profondo stress a causa della perdita di quelle certezze e di quelle dinamiche a cui molto lavoratori erano abituati da molti anni. Il problema principale ovviamente è quello della perdita del salario, che nella maggior parte dei casi è l'unica fonte di reddito di un'intera famiglia, una situazione che necessita di essere risolta il prima possibile. Oggi, fortunatamente, la buona notizia è proprio questa: la possibilità di accedere facilmente all’indennità mensile di disoccupazione garantita dall'INPS, l'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, che si occupa del sistema pensionistico italiano.

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ASpI, MiniASpI e NASpI: cosa cambia?

In Italia si fa presto a fare confusione con le leggi e questo non aiuta nessuno, soprattutto con i lavoratori che dopo aver perso il posto avrebbero bisogno di un’assistenza semplice e veloce, magari attraverso una consulenza dedicata.
Intanto iniziamo con il togliere qualche dubbio: l'ASpI e la MiniASpI sono due prestazioni non più valide, che sono state sostituite entrambe dalla NASpI, istituita a partire da Marzo 2015. La parola NASpI è l'acronimo di Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego, un modo diverso di chiamare una prestazione economica a cadenza mensile a favore di tutti i lavoratori che, avendone i requisiti di accesso, hanno perso involontariamente il lavoro. Quand'è che un lavoratore può dirsi un disoccupato involontario? Vediamolo insieme.

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Perdita volontaria ed involontaria del lavoro: quali requisiti per la disoccupazione secondo la NASpI?

Un lavoratore, anzi ex lavoratore, può dirsi disoccupato involontario quando, avendo un regolare contratto a tempo indeterminato, viene licenziato dalla sua azienda, anche se per giusta causa, quindi per comportamento scorretto da parte del dipendente. Alla NASpI ne hanno diritto anche coloro, che avendo un contratto a tempo determinato, arrivano a naturale conclusione del rapporto di lavoro. A queste condizioni di base, si sommano due requisiti necessari, quello contributivo e quello lavorativo:

  1. Requisito contributivo: sono necessari almeno 13 settimane contributive nei 4 anni precedenti il periodo di disoccupazione;
  2. Requisito lavorativo: sono necessari almeno 30 giorni lavorativi effettivi, cioè a prescindere dalla durata in termini di orario, nei 12 mesi precedenti il periodo di disoccupazione.

Ovviamente la perdita volontaria del lavoro invece si verifica quando è il dipendente, ad esempio, a dare le proprie dimissioni. In questo caso, fate attenzione, non avrete diritto ad alcuna agevolazione, benché vi siano delle eccezioni di cui parleremo nel prossimo paragrafo.

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Quando spetta e quando non spetta la NASpI?

Abbiamo visto quali sono i requisiti fondamentali e in quale situazione non si ha diritto alla NASpI. Vediamo ora le eccezioni rispetto a quest’ultimo caso, ovvero quali situazioni particolari possono comunque dare accesso alla NASpI benché non vi siano i requisiti di cui sopra, ed esempio:

  • per dimissioni presentate durante la maternità;
  • se il lavoratore non riceve lo stipendio da almeno due mesi;
  • in caso di grave demansionamento;
  • in caso di molestie sessuali o mobbing;
  • in tutti quei casi in cui il datore di lavoro sia inadempiente rispetto al contratto impedendo la prosecuzione del rapporto lavorativo.

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Quanto tempo dura e quanto spetta per l'indennità di disoccupazione?

La durata della NASpI è uno degli argomenti caldi tra chi si rivolge ai professionisti iscritti su Know How. Cercheremo di fare più chiarezza possibile in questo articolo ma invitiamo a fare una domanda diretta sull'app per analizzare un caso specifico insieme ai nostri consulenti del lavoro.
Iniziamo con la durata. Questa varia in base alla storia contributiva del lavoratore: la regola è che la NASpI sarà erogata per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione degli ultimi 4 anni, per un massimo di 24 mesi. Se avete lavorato per un anno, che sono 52 settimane, vi spetteranno 26 settimane di NASpI, cioè circa 6 mesi.
Il calcolo della cifra erogata è un po' più complesso. Se la retribuzione mensile è inferiore al minimo stabilito dall'INPS (pari a 1.208,15 euro), l'importo della NASpI sarà pari al 75% dello stipendio. Se ques'ultimo è superiore al minimo stabilito dall'INPS, al 75% poc'anzi citato si aggiungerà un 25% calcolato sulla differenza tra il minimo di legge e lo stipendio effettivamente percepito. Attenzione: in ogni caso la retribuzione non può essere superiore a 1.1314,30 euro.

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Come presentare la domanda per la NASpI?

Capiti requisiti, durata e ammontare, vediamo gli step da seguire per presentare la domanda in maniera corretta. La domanda va presentata direttamente all’INPS attraverso diversi canali:

  1. Tramite il sito dell'Ente;
  2. Telefonicamente chiamando il Call Center dell'INPS/INAIL;
  3. Tramite CAF e Patronati.

Per coloro digital addicted, c'è la possibilità di chiedere assistenza ai commercialisti e consulenti del lavoro presenti sull'app di Know How. Basta scaricarla, registrarsi e fare richiesta al professionista che preferite. È il caso di dire che questo caso l'attesa non paga. Infatti, per usufruire della NASpI è importante rispettare il limite di 68 giorni entro il quale presentare la domanda. Come si calcola questo periodo? Si prende come riferimento la:

  • data di cessazione dell'ultimo rapporto di lavoro;
  • data di cessazione del periodo di maternità indennizzato;
  • data di cessazione del periodo di malattia indennizzato o di infortunio/malattia professionale;
  • data di definizione della vertenza sindacale o dalla data di notifica della sentenza giudiziaria;
  • data di fine del periodo corrispondente all'indennità di mancato preavviso;
  • data del trentesimo giorno successivo alla data di cessazione per licenziamento per giusta causa.

Se ancora hai dubbi sulla tua particolare situazione, chiedici un chiarimento.

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