Accade spesso, tra i neo imprenditori o gli aspiranti tali, che il Business Plan sia considerato uno strumento opzionale alla realizzazione della propria impresa, in quanto appannaggio esclusivo delle grandi realtà imprenditoriali.
In verità si tratta di uno strumento utilissimo anche per le piccole e piccolissime imprese, in quanto il suo scopo è quello di garantire una buona riuscita dell'impresa già dai primi momento di esistenza.
Tant'è che in termini generali, il Business Plan si definisce come un quadro dettagliato di ciò che sarà l'organizzazione imprenditoriale e cosa essa farà per raggiungere specifici obbiettivi.
Il contenuto di questo documento, infatti, costituito da descrizioni, numeri, schemi, tabelle e grafici hanno lo scopo d'illustrare agli osservatori esterni gli elementi salienti e peculiari dell'idea imprenditoriale, in che maniera essa sarà realizzata all'interno di un mercato competitivo e quali sono i vantaggi competitivi che dovrebbero portare gli stakeholders a preferire questa nuova azienda piuttosto che un'altra.
In sostanza, lo scopo di tutti questi elementi è quello di trasmettere l'immagine di un'azienda capace di farcela, pur essendo nuova nel proprio mercato di riferimento.
Dal momento che il Business Plan per sua natura si caratterizza per uno sguardo rivolto al futuro, al suo interno trovano un posto di particolare importanza due concetti che spesso abbiamo trattato all'interno del blog e che continueremo ancora a trattare: la Mission e la Vision.
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Quanto fin qui espresso pare assumere un significato in particolare per gli osservatori esterni, ed è certamente vero ma lo è altrettanto ricordare che il business plan ha significato anche e sopratutto per l'imprenditore stesso, il quale ha la possibilità di illustrare a se stesso se l'azienda nascente ha i numeri per raggiungere i diversi traguardi che le si porranno di fronte.
Essendo un documento costituito da numerosi elementi, prima di provare a redigerne uno, è necessario comprendere la struttura, al fine di agevolare il proprio lavoro.
Schematizzando, possiamo individuare 7 categorie che rappresentano l'ossatura di ogni buon business plan:
1) Executive Summary;
2) Descrizione dell'azienda;
3) Prodotti, servizi e processi;
4) Analisi del mercato e piano di marketing delle vendite;
5) Posizione competitiva e analisi dei rischi;
6) Il management;
7) La parte finanziaria.
L'Executive Summary, lo dice l'espressione stessa, è un riassunto di quanto riportato all'interno del Business Plan. Questa sezione ha una particolarità: da un lato è la parte di documento più delicata in quanto è la prima cosa che il lettore si troverà a leggere, tant'è che l'Executive Summary è la sezione in assoluto più letta. A tal proposito dovrebbe essere sempre concepita per attirare e trattenere l'attenzione il più possibile, così da invogliare la lettura di tutto il resto. Allo stesso tempo, tuttavia, questa è anche la parte che dovendo descrivere l'intero contenuto, andrebbe redatta soltanto alla fine della scrittura di tutte le altre sezioni, così da offrire una panoramica efficace sui punti salienti trattati nelle sezioni successive. L'errore più comune, invece, è proprio quello di iniziare la redazione del Business Plan da questa sezione, interpretandola come una sorta di linea guida per le pagine a seguire. Nulla di più sbagliato.
Dopo l'Executive Summary viene la descrizione dell'azienda. Del resto in ogni presentazione è buona educazione iniziare dal presentare se stessi. Per meglio comprendere questa parte potremmo rifarci alle classiche pagine "chi siamo, about, il team" che solitamente troviamo su molteplici siti web aziendali. In questa parte è bene dedicare attenzione a illustrare l'origine delle proprie competenze, il percorso fatto fino a quel momento e gli obbiettivi che intendi perseguire in futuro.
Dopo aver presentato l'azienda, con un breve cenno a ciò che si sta realizzando, si passa alla descrizione del prodotto o del servizio che costituisce l'oggetto economico dell'attività d'impresa. Accanto alla presentazione del prodotto/servizio si colloca la descrizione anche dei processi che portano alla realizzazione di essi.
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Nessun prodotto può nascere sotto una buona stella se non è accompagnato da una corretta analisi di mercato, ovvero di ciò che eventualmente altri hanno già realizzato, di simile o del tutto identico a quello che l'aspirante imprenditore intende collocare sul mercato. Non è questa la sede per entrare nel dettaglio dell'analisi di mercato, tuttavia è bene ricordare che questa può essere svolta in tanti modi (gruppi focus, interviste singole, di gruppo, ricerche su internet, sondaggi, questionari, etc.). Una volta compreso il mercato e conosciuti i competitor con i quali ci si dovrà confrontare, si passa alla redazione di un primo sommario piano di marketing. Questo meriterebbe una sezione a parte ma vale la pena ricordare che qui andrà descritta la modalità operativa attraverso la qual si intende collocare il nuovo prodotto/servizio sul mercato e quali sono le strategie di vendita a medio e lungo termine. Si tratta di dati essenziali per far capire il vantaggio competitivo rispetto agli altri.
Agli aspetti competitivi è dedicata l'intera sezione successiva. Diciamo che in questa sezione la posizione competitiva viene analizzata in maniera molto più dettagliata, aprendosi a due analisi molto importanti: l'analisi dei rischi e l'analisi degli obbiettivi intermedi, i così detti milestones. Questi devono essere dei traguardi che l'azienda pone a se stessa e che sono utilizzati anche per validare, di volta in volta, il lavoro che si sta compiendo. Per questo motivo è buona prassi che tali traguardi siano reali, espressi in maniera molto chiara, senza ombre, e raggiungibili. Devono essere diversi e spalmati lungo un certo arco temporale. L'analisi dei rischi, invece, deve servire per avere e trasmettere maggiore consapevolezza su quelli che potranno essere gli ostacoli sul cammino efficace della propria impresa.
La sesta sezione è dedicata a presentare il management, o più comunemente potremmo anche dire il team. Più volte ci siamo espressi sull'importanza di questo elemento, considerato cruciale da tutti gli investitori. E non abbiamo mai fatto segreto che una buona idea nelle mani di un cattivo team difficilmente troverà la sua strada, mentre un'idea mediocre nelle mani di un ottimo team di certo riuscirà a trovare una sua posizione nel mercato. Del resto delle buone costruzioni possono nascere solo da solide fondamenta.
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Chiude la struttura del Business Plan la sezione della parte finanziaria. Questa sezione non ha una lunghezza di riferimento tant'è che può essere anche molto corposa. Per facilitare la redazione della parte finanziaria, che ricordiamo dovrebbe mostrare i dettagli per capire da dove parte, finanziariamente, la nuova impresa e dove intende arrivare e come, possiamo individuare 6 sotto sezioni che andrebbero dettagliate per avere un piano adeguato per un'impresa che intenda farcela:
1) La parte economica del bilancio;
2) La parte patrimoniale del bilancio;
3) Il cash flow;
4) I ratios finanziari;
5) Il fabbisogno finanziario;
6) L'analisi del break-even.
È bene precisare che i primi 3 elementi sono sostanzialmente obbligatori, mentre i secondi 3 elementi si possono considerare integrativi, visto che necessitano di competenze molto specifiche, delle volte non alla portata di tutti. Per chi abbia un minimo di dimestichezza con la cultura imprenditoriale sarà facile notare una certa similitudine tra la parte finanziaria del Business Plan e un bilancio d'esercizio, almeno stando alle prime due sotto sezioni, quasi da poter considerare tale parte una sorta di bilancio preventivo.
A prescindere che sia una Startup oppure un'impresa con una certa attività già consolidata alle spalle, il Business Plan è uno strumento essenziale per una buona realizzazione di ogni idea imprenditoriale. Di certo redigerlo non vuol dire affatto avere il successo in tasca ma sicuramente almeno avrai la consapevolezza di aver fatto tutto il necessario per partire con il piede giusto.
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