Il welfare aziendale è uno strumento valido anche per favorire il reinserimento lavorativo dei lavoratori in esubero, oppure ampliare le competenze dei propri dipendenti. In che maniera è possibile accedervi? Quali sono i benefici per l'azienda? Quali, invece i benefici per il lavoratore?
Il panorama del welfare aziendale è molto vasto nei suoi campi di applicazione, e tra questi vi è anche quello legato alla formazione dei dipendenti. Questo ambito acquisisce ancora più importanza quando si rivolge al personale in esubero, che è prossimo al licenziamento per eccesso di personale in azienda.
È un programma ministeriale che prevede l’attivazione di percorsi formativi di ricollocazione a favore dei lavoratori in uscita dalle aziende, ovvero prossimi al licenziamento per esubero del personale. Tali percorsi formativi sono coperti da fondi statali per un monte di 250 ore di formazione.
L’accesso avviene mediante la sottoscrizione di accordi collettivi aziendali.
Lo scopo è duplice: da un lato preparare i lavoratori a raccogliere le nuove sfide aziendali interne, ma dall’altro lato vi è anche lo scopo di aumentare le loro competenze in vista di un ricollocamento altrove, qualora vi sia la necessità di procedere al licenziamento di personale in esubero.
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In uno scenario come quello che stiamo vivendo, quando verrà meno il blocco sui licenziamenti, ci sarà sicuramente la necessità di aiutare i lavoratori a reinserirsi in ambito professionale. Per questo motivo i percorsi formativi attivati tramite welfare aziendale sono strutturati sulla base delle competenze pregresse dei lavoratori, al fine di migliorarle e ampliarle, così da rendere più semplice la transizione verso nuovi ambiti lavorativi.
Il rapporto sussiste nel momento in cui tra l’azienda decide di offrire, come benefit nell’ambito del welfare aziendale, percorsi formativi per i propri dipendenti. Il senso di questi percorsi acquista maggiore significato e importanza se sono strutturati appositamente per favorire l’acquisizione di nuove competenze o di nuovi mestieri a vantaggio di coloro che sono a maggior rischio esubero qualora le cose non dovessero migliorare quando verrà meno il blocco dei licenziamenti. Sostanzialmente si tratta di canali alternativi alle politiche attive del lavoro in essere.
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Inquadrandosi come welfare, i percorsi formativi saremmo integralmente deducibili, offrendo al contempo un servizio importante ai propri lavoratori, e di riflesso all’azienda quando la formazione è finalizzata ad aumentare le competenze dei dipendenti.
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