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La tua startup avrà successo? Suggerimenti su come presentare la tua idea

La tua startup avrà successo? Suggerimenti su come presentare la tua idea

Se hai già avuto esperienza nella presentazione - pitch - della tua idea in qualche competizione per startup, saprai benissimo che il tempo a disposizione è molto breve. Per questo è importante stabilire una strategia molto specifica se desideri portare a casa un ottimo risultato.



Per fare questo, un aspetto da considerare è l’insieme di criteri presi in considerazione da parte della giuria chiamata ad esprimere un giudizio sulla tua idea.

Solitamente una call prevede che di fronte ad un gruppo ristretto di giurati, lo startupper presenti la propria idea illustrandone le caratteristiche, la funzionalità e tutto ciò che può essere utile per capire se un’idea può diventare un qualcosa su cui lavorar e, successivamente, un’azienda su cui investire perché capace di fare fatturato.

Nell’articolo di oggi, senza avere la pretesa di voler essere esaustivi, passeremo in rassegna alcuni aspetti che solitamente un giurato prende in considerazione per avere un metro di paragone utile a distinguere una buona idea da una pessima idea.

Per semplificare il tuo lavoro di riflessione, ho pensato che potrebbe essere utile trasformare un semplice elenco di criteri in vere e proprie domande che devi porre a te stesso – e a cui devi dare una risposta – al fine di svolgere un processo di autovalutazione. Le domande sono le seguenti:

  1. Risolve un problema?
  2. Quanto è urgente il problema?
  3. Esistono competitor?
  4. Sto facendo innovazione?
  5. Cosa posso dare alla mia idea?

Vediamo nel dettaglio cosa considerare.

La prima domanda che dovresti porti, e che sicuramente si porranno i giurati in una competizione per startup, riguarda la capacità della tua idea di aiutare a risolvere un problema. Si tratta di una questione di importanza fondamental. Se a questa domanda la tua risposta secca è no, allora il consiglio è di non iniziare alcun processo, perché un’idea che non risolvere un problema è un’idea inutile (magari potresti provare a sviluppare le tue capacità di problem solving). Certo, la tua idea potrebbe essere espressione di un vezzo o di un’esigenza estetica ma se guardi bene, anche le idee apparentemente più futili, se proprio non riescono a risolvere un problema quanto meno soddisfano un’esigenza. Se la tua idea non riesce nell’uno e nell’altro, allora evita di perdere tempo e denaro, oppure rifletti su come modificare l’impianto di base.

Anche la tua idea riesce a fornire una risposta a un problema, non è detto che questa sia da ritenersi valida se non riesce a farlo subito. Le startup, dovresti saperlo, sono realtà abituate a correre, e il motivo è facile da capire: se il tuo lavoro si regge sul finanziamento di un investitore, questo vorrà certamente rientrare del proprio investimento nel tempo più breve possibile. Insomma, risolvere un problema e risolverlo subito, questo è fondamentale per una buona considerazione del tuo progetto. Per carità, non mancano le storie di progetti che inizialmente hanno stentato a decollare e hanno dovuto attendere anni prima di trovare un contesto maturo e la strada per il successo ma questo non toglie chi ti ascolta sta pensando a oggi e non a domani.

Di solito la prima cosa che si fa quando si ha un’idea è cercare di capire se vi sono altri che fanno la stessa cosa o comunque simile. I risultati di questa primordiale ricerca di mercato possono essere due: sì, ci sono competitor oppure no, nessuno ha avuto la stessa idea. Potrebbe sembrarti strano ma tra le due è preferibile la prima. Il motivo è presto detto, un investitore che ti ascolta affermare che solo tu hai avuto quella idea, non ti prenderà molto sul serio perché anch’egli ha due possibilità: considerarti un genio e metterti in mano un assegno in bianco, oppure considerare la tua idea priva di mercato e poco redditizia. Se un’idea ha risposto in maniera eccellente ai primi due criteri, allora potremmo essere anche nel caso dell’assegno in bianco ma se la tua idea stenta già nei precedenti criteri allora potremmo essere nel caso di un eccesso di presunzione. Lo sai che il confine tra la presunzione e la stupidità spesso è sottile al punto da essere invisibile? La ricerca dei competitor non deve servire per sentirsi migliori, semmai per capire cosa puoi offrire di nuovo rispetto agli altri.

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Con quest’ultimo concetto introduciamo il quarto criterio, quello dell’innovazione. Immagina che la tua idea aiuta a combattere l’inquinamento atmosferico (risolve un problema) in un quartiere ad alta densità di industrie (un problema sentito come urgente) installando sulle ciminiere dei filtri fumo come quelli già disponibili sul mercato (presenza di competitor). I presupposti per una buona idea pare che ci sono. I tuoi filtri, rispetto a quelli dei competitor, si possono controllare da remoto, per valutarne lo stato e la capacità filtrante, mentre i tuoi competitor devono eseguire un controllo manuale una volta l’anno, di persona ma a conti fatti, non migliorano la qualità dell’aria rispetto agli altri. Pensi che un investitore scommetterebbe sulla tua idea?

Apparentemente sembra una buona idea. Tuttavia analizziamo il problema da un’altra prospettiva. I tuoi filtri non aiutano a risolvere meglio il problema dell’inquinamento, semmai aiutano le aziende che si occupano di controlli a poter lavorare in maniera più comoda. I cittadini del quartiere continuerebbero ad ammalarsi e far valere il proprio malessere con le istituzioni, le quali si troverebbero costrette ad aumentare i costi a carico delle aziende per sostenere il disagio ambientale. Eppure apparentemente la tua idea introduce innovazione, addirittura implementando una tecnologia connessa in rete. Il concetto di innovazione dev’essere compreso fino in fondo. Spesso viene confuso con l’adozione di elementi di elettronica oppure con l’applicazione di scenari digitali a contesti analogici ma in realtà non è affatto così. Se i tuoi filtri utilizzassero delle speciali membrane ultra assorbenti ricavate dallo scarto delle pannocchie di mais allora sì che si potrebbe parlare di innovazione, se poi il controllo fosse possibile da remoto, sarebbe una molteplice innovazione: per l’ambiente, per i cittadini e per le imprese.

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Avere una buona idea non è sufficiente per garantirsi il successo. Gli investitori lo sanno bene. Tant’è che uno dei punti su cui tutti si soffermano è quello del team. Se il team non è considerato all’altezza, anche la migliore delle idee non potrà mai farcela. Viceversa, un’idea con meno appeal, se affidata a un team di super esperti, riuscirebbe con maggiore probabilità a trovare la propria strada. Prima che l’idea venga sviluppata in un progetto, la forma primordiale di tema sei tu: all’inizio il tuo team è te stesso. Ciò vuol dire che se non hai una qualche competenza da spendere efficacemente sulla tua idea, la strada potrebbe essere in salita. Fai attenzione: non è necessario che la tua competenza sia da spendere nel core della tua idea. Se hai in mente di sviluppare una nuova piattaforma social per i proprietari di maneggi e appassionati di cavalli, non vuol dire che tu debba essere un programmatore ma di certo dimostrare un’esperienza nel settore, magari come ex fantino, di certo può fare la differenza agli occhi di un investitore.

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L'autore
  • alex-di-nunzio-1-2021-05-21_16-25-58-foto-profilo-know-how.jpg
    Consulente di Marketing  Reply

    Laureato in Discipline di Arti, Musica e Spettacolo all'Università di Bologna, ho fuso la mia formazione umanistica, con una crescita professionale orientata verso il digitale. Le competenze acquisiste con studio ed esperienza, mi hanno dato l'opportunità di lavorare in diversi ambiti che a vario titolo hanno a che fare con il digital marketing: ormai nei ritagli di tempo ma mi occupo ancora di programmazione; ho vissuto da protagonista la comunicazione, tanto nella trincea dell'ufficio stampa quanto nell'advertising più commerciale. Mi piace essere in prima linea nella parte più operativa delle campagne digitali, ed ho avuto incarichi da formatore a beneficio di piccole e grandi aziende. Tutto questo mi ha restituito una visione molto ampia di ciò che concerne questo rivoluzionario mondo che è la rete. Oggi sono COO per Know How, ho contribuito a svilupparne l'idea, e posso dire senza dubbio che si tratta della mia esperienza professionale più bella, ma anche la più complessa. Del resto si dice che dove non c'è fatica non sia reale godimento

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