Benché non sia ancora un fatto comune, anche per le imprese è possibile parlare di bilancio sociale e codice etico, due espressioni che in teoria dovrebbero esprimere la responsabilità che l’impresa assume nei confronti della società, degli individui e perfino della natura.
Bilancio sociale e codice etico sono due espressioni terminologiche che spesso sono associate ma che in realtà, pur riguardando entrambe la missione aziendale, si rivolgono ad aspetti differenti: se il bilancio sociale attiene perlopiù alle politiche d’impresa e quindi al controllo di esse, il codice etico riguarda perlopiù il comportamento del singolo individuo che all’impresa è legato da un vincolo professionale, lavorativo.
Infatti, il codice etico è lo strumento che le imprese possono adoperare per prevenire i comportamenti illeciti da parte di coloro che operano per nome e per conto dell’impresa stessa.
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Per meglio comprendere il ruolo che il codice etico può avere all’interno di un’azienda e le sue caratteristiche, può essere utile fare qualche passo indietro e osservare questo strumento concettuale da una prospettiva storica. Il codice etico, infatti, è stato introdotto nei primissimi anni Novanta negli Stati Uniti, su richiesta del Governo centrale che per contrastare le attività criminali all’interno delle aziende, ha introdotto la possibilità di ricevere sconti sulle sanzioni qualora fosse possibile acclarare la buona fede dell’azienda, impegnata a valorizzare i comportamenti virtuosi. Ecco il codice etico.
Il codice etico, in sostanza, non fa altro che stabilire una precisa responsabilità rispetto ai comportamenti verso l’esterno di quanti a vario titolo – quindi manager, quadri, dirigenti, dipendenti – collaborano con l’azienda.
Tale tipologia di documento, ancora piuttosto raro in Europa, negli ultimi anni ha avuto un deciso balzo in avanti. Il motivo è da cercare nel valore aggiunto che la definizione di un codice etico offre rispetto ai propri clienti, e quindi nel valore che esso ha anche rispetto alle politiche di marketing. La sua crescita è tale che negli Stati Uniti, tanto per fare un esempio, l’85% delle imprese – delle maggiori imprese nazionali – se ne equipaggiato.
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In Italia, come in altre situazioni simili, la situazione è ben lontana dall’essere ampiamente diffusa, tuttavia non mancano imprese che hanno recepito fin da subito questa importante novità: Coop Adriatica, Eni, ex Fiat, Glaxo Welcome.
Da questo brevissimo elenco possiamo notare grandi marchi dell’imprenditoria italiana ma vale precisare che il codice etico non ha alcuna relazione con le dimensioni dell’azienda. È ovvio che in un’impresa di notevoli dimensioni come potrebbe essere oggi FCA, il rischio di comportamenti malevoli da parte di coloro che stabiliscono una relazione con l’azienda è a maggior rischio ma ciò non toglie che perfino una piccola impresa con 4 o 5 dipendenti potrebbe redigere il proprio codice etico, utile a fornire un ulteriore garanzia ai propri clienti.
Come si redige un codice etico? Non è un processo immediato ma neanche così difficile. Possiamo individuare almeno 5 voci da sviluppare in base alle proprie caratteristiche e volontà:
Da tutto ciò si evince che qualsiasi azienda potrebbe equipaggiarsi di un codice etico, potendo dare un contributo di crescita alle politiche del lavoro, quelle sostenibili e rispettose degli individui e della società, nel senso più ampio del termine.
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