Startup è una parola che già così dice molto sul tipo di impresa con cui si ha che fare. Parliamo di progetti in fase iniziale che hanno ancora fatturati da consolidare prima di potersi trasformare in aziende solide. Ma come si misura lo stato di salute di una startup?
Ormai la parola “startup” è diventata talmente di uso comune che non passa giorno senza aver letto almeno una notizia sui social o sulle pagine dei media digitali o tradizionali. Eppure, il termine viene utilizzato anche in maniera impropria quando continua ad essere utilizzato per identificare un progetto ormai consolidato e trasformatosi in un’azienda con un fatturato stabile.
Pensiamo per un attimo a Satispay, un’azienda del fintech tra le più solide del panorama italiano, oppure a Prontopro, altrettanto solida. In entrambi i casi, si tratta di aziende che sono partite con progetti avventurosi, nate come startup e arrivate successivamente al grande successo.
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Il numero di dipendenti di queste aziende ormai ha raggiunto cifre importanti, qualora non bastasse il fatturato, eppure ancora oggi si continua a riferirsi a loro utilizzando la parola “startup”.
In verità il termine, quando non indentifica la forma societaria, non è più appropriato nel caso di imprese dal fatturato stabile, visto che dovrebbe identificare soltanto la fase iniziale di un’attività imprenditoriale.
Allora quali sono le altre fasi di una startup (forma societaria)? Analizzare le fasi di una startup può essere utile per capire il livello di avanzamento dell’impresa, sia dal punto di vista dell’investitore che da quello dell’imprenditore, il quale potrà così fare riferimento a una sorta di guida mentale.
Le fasi di vita di una startup sono 5:
Vediamo nel dettaglio quali caratteristiche si possono riscontrare in ciascuna di queste fasi. Ricordiamo, purtroppo, che la stragrande maggioranza delle startup non riesce a superare la fase di lancio, per svariati problemi con i quali è necessario confrontarsi.
La fase di lancio, inutile dirlo, è quella che si caratterizza con i maggiori problemi. Sostanzialmente la startup lavora sulla definizione e la realizzazione di un nuovo prodotto/servizio, che viene lanciato sul mercato. I fatturati hanno una crescita pari a zero o comunque sono molto lenti, in quanto l’intera proposta commerciale è sostanzialmente in fase test. Non vi sono certezze sulla risposta del mercato e il pareggio tra costi e ricavi è difficile oppure impossibile. Se tale pareggio – il break even – sarà difficile, allora la startup riuscirà proseguire con la fase successiva, se invece diventa impossibile allora la startup andrà ad aggiungersi a quel 90% di progetti falliti.
Riuscire a raggiungere la parità tra ricavi e costi è frutto di molteplici strategie, che non è possibile elencare in quanto strettamente legate alla tipologia di attività posta in essere.
La fase successiva è la scalata. Con buona probabilità è la fase più bella e sognante. Del resto, bisogna immagine che uscendo dalla fase di lancio si è avuto prova che il mercato ha risposto in maniera positiva, è stato raggiunto il pareggio di bilancio e quindi non resta che lavorare sul mantenimento del prodotto e su strategie di controllo dei costi. Si tratta di una fase di grande soddisfazione, durante la quale si ha evidenza di essere ripagati di tutti gli sforzi profusi fino a quel momento.
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Del tutto più delicata è la fase di consolidamento. Durante questa fase si continua a fatturare ma a un ritmo più lento di quanto accaduto nella fase precedente. Il motivo è legato al fatto che lentamente ci si avvicina alla saturazione del proprio mercato. Tale saturazione è dovuta a diversi fattori che possono riguardare anche la scelta di un mercato troppo piccolo. Per uscire fuori da questa fase bisogna iniziare a pensare a nuove strategie di attacco verso il mercato.
Il rinnovamento è essenziale per far sì che la fase successiva, della maturità, non porti l’impresa verso il declino. Rinnovare vuol dire colpire il mercato con un aggiornamento del prodotto o servizio, oppure ideare qualcosa di completamente nuovo per andare a colpire un altro mercato. Se la startup riesce in questo intento, allora potrà restare in questa fase per molto tempo e diventare un’azienda consolidata, in caso contrario andrà incontro alla fase di declino, ovvero il fallimento dell’azienda.
Tutte le startup passano per ciascuna di queste fasi? No, si può uscire fuori dal mercato in qualsiasi momento. Il passaggio attraverso queste fasi riguarda solo le startup? No, qualsiasi attività imprenditoriale si troverà a dover affrontare ciascuna di questa fasi.
Ma quali sono le differenze tra una startup, forma societaria, è una qualsiasi attività imprenditoriale che muove i primi passi? Beh, per certi aspetti questa differenza potrebbe anche non sussistere. Tuttavia è bene precisare che una startup solitamente si concentra su progetti ad alto contenuto tecnologico, raccoglie sfide difficili e talvolta impossibili, nasce con la proposta di prodotti o servizi spesso rivoluzionari, mentre un’attività imprenditoriale tradizionale lavora su processo, prodotti o servizi ormai consolidati da altri, per questo in una startup il fallimento ha una maggiore probabilità di realizzarsi.
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