Perchè la storia delle startup è sempre segnato da insuccessi e fallimenti? Quali sono i concetti chiave a cui fare attenzione per garantire alle proprie idee di raggiungere il meritato successo economico? Da cosa dipende il successo di una startup, solo fortuna o c'è dell'altro?
Si fa facile a parlare di startup: va bene che la costituzione, in fin dei conti, è solo un problema burocratico. Basta affidarsi a un professionista, che sia un Commercialista oppure un Consulente Aziendale, è la questione è risolta. Ma cosa succede una volta costituita la startup? Come si porta avanti un’impresa, la cui forma societaria ha il pregio di essere particolarmente snella ma, altresì, il difetto di avere un tasso di insuccesso che continua ad aggirarsi intorno al 90%?
Sì, perché i numeri ci dicono che circa il 90% delle startup, a oggi, sono destinate a chiudere i battenti entro i primi 3 anni dalla loro costituzione.
Il motivo non va cercato in presunte incapacità o mancanze da parte di chi avvia l’attività d’impresa ma piuttosto nel fatto che la startup, per definizione, si concentra perlopiù sulla proposta di servizi o prodotti ad alto tasso di innovazione, e per questo con un mercato ancora non consolidato che può facilmente dimostrarsi più ostico di quanto preventivato.
D’altro canto, le statistiche e le analisi ci dicono anche che l’insuccesso può essere contenuto se vi è una crescita della cultura d’impresa, ovvero se vi è maggiore consapevolezza su ciò che una startup rappresenta, sulle sfide che è necessario affrontare e sul mondo dell’imprenditoria in generale.
Per questo motivo dedichiamo ampio spazio ai temi del fare impresa.
In questo breve articolo, ci soffermeremo su alcuni concetti (quattro per la precisione) da considerare dei veri e propri pilastri su cui si regge il successo di una startup. Lo ripetiamo: successo e insuccesso sono frutto di molteplici fattori, non esistono ricette né tanto meno segreti ma di certo si può fare molto di positivo, con le dovute conoscenze.
I concetti cui si accennava in precedenza sono Innovazione, Crescita, Scalabilità e Replicabilità.
Innovazione è probabilmente il concetto su cui vi è maggiore confusione. Sì perché il più delle volte viene inteso essenzialmente in senso tecnologico e digitale. È vero che oggi gran parte dell’innovazione passa attraverso questi due canali ma ciò non vuol dire che innovare sia un sinonimo di nuova tecnologia, oppure che innovare debba utilizzarsi come sinonimo di invenzione, oppure che l’assenza dell’elemento tecnologico/digitale possa far venire meno un processo innovativo. Innovazione non presuppone tutto ciò ma semmai che si dimostri la capacità di saper fare una cosa che già si faceva in passato ma in maniera del tutto nuova. Questo concetto ha un’implicazione di notevole impatto sull’attività di una startup, perché ad essere innovato può essere un prodotto, un servizio ma anche un processo, come può essere un modello di business oppure un processo di pagamento. Se, ad esempio, i clienti di un ristorante pagano il servizio in base al criterio di soddisfazione invece che secondo i prezzi sul menu, allora si sta facendo innovazione (sperando che funzioni anche).
Il concetto di crescita dovrebbe essere il faro guida di ogni startup. Si tratta di un processo così importante che garantirlo per tutto il ciclo di vita dovrebbe essere il primo e unico impegno del management. Perché il fattore crescita è così rilevante? Le startup per loro natura sono portate a generare profitto soltanto dopo un lungo processo di consolidamento. Certo, non mancano le mosche bianche ovvero quelle che un giorno potrebbero diventare gli “unicorni”, che mostrano fin dall’inizio un mercato molto solido e una risposta del pubblico altrettanto forte. Si tratta di casi sporadici perché la regola di essere in perdita per i primi anni di vita è comune alla stragrande maggioranza delle startup. Eppure, tra una startup in perdita e che non cresce durante il ciclo di vita e una startup altrettanto in perdita ma che si mostra viva perché i numeri crescono costantemente nel corso del tempo, c’è una differenza sostanziale che si traduce nella capacità di saper attrarre investitori e investimenti. Cosa vuol dire crescere, per una startup? Aumentare il numero di utenti registrati all’app, il numero di prodotti venduti, aumentare il numero di clienti, il numero di volte in cui gli utenti utilizzano un certo servizio, aumentare i profitti, le vendite e così via. Insomma, l’importante è far crescere qualsiasi numero che possa innescare la fiducia negli investitori.
Gli ultimi due concetti sono tra loro fortemente correlati: scalabilità e replicabilità. Scalabilità, a onor del vero, è molto più vicino al concetto di crescita ma è pur ver oche se non c’è scalabilità, anche la replicazione diventa onerosa e quindi difficile o impossibile. Un progetto si dice scalabile quando riesca ad aumentare in maniera proporzionale al numero di risorse impiegate. Se, ad esempio, in una startup investo 1 per ottenere 2, si dice che il prodotto/servizio è scalabile quando il modello di business è consolidato e mi consente di ottenere 10 investendo 2, oppure ottenere 100 investendone 10.
La replicabilità, invece, fa riferimento alla capacità di poter replicare un servizio o la vendita di un prodotto anche in altri mercati, senza la necessità di dover apportare alcuna modifica. Se la startup nasce per incentivare un sistema di pagamento alternativo a quelli tradizionale, il servizio è certamente scalabile in quanto la sua applicazione può avvenire tanto sul mercato europeo, ad esempio, quanto su quello americano. I sistemi di food delivery, si applicano bene sia in Italia che in altre nazioni dove vige il medesimo bisogno: la consegna a domicilio di qualsiasi prodotto culinario.
Bene, non si potrà dire che al termine della lettura di questo breve articolo si è pronti per costituire la propria startup ma di certo qualche nozione in più è stata acquisita e questo è già un primo buon passo.
Se desideri altre informazioni o un chiarimento sull'argomento di questo articolo, clicca su FAI LA TUA DOMANDA per inviare un tuo quesito. Non è richiesta alcuna registrazione. Riceverai la tua risposta, personalizzata, direttamente nella casella di posta.
Know How è un progetto di innovazione della consulenza, a favore di imprese e cittadini, che coinvolge professionisti dell’area legale ed economica. Il progetto è nato dalla mente del suo fondatore, Vincenzo Ciulla, e della sua società di consulenza: Korion.
Il nostro motto è diventato: 100% esitate, perché questa è la percentuale reale delle domande che oggi ricevono una risposta, anche se preferiamo parlare di soluzioni. La sfida per il futuro è ingrandire la community, generare più interazione, fare più informazione e coinvolgere sempre più professionisti, ma solo coloro che credono in quello che facciamo.