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Due spunte blu su WhatsApp: sei fuori!

Due spunte blu su WhatsApp: sei fuori!

WhatsApp viene quasi esclusivamente utilizzato come passatempo per scambiarsi messaggini, "vocali di dieci minuti" (cit.) e immagini divertenti. Ma anche no: con WhatsApp si può perfino perdere il lavoro. Fa ridere vero? Sembra una bufala? Ebbene non è così, anche perchè è pienamente legale.



Sei il vostro capo vuole fare il Flavio Briatore di turno e, pensando di stare in una puntata di The Apprentice, vi urla in faccia "Sei fuori!", questa non è una condizione sufficiente per comunicarvi la cessazione immediata del rapporto di lavoro. Requisito fondamentale è la forma scritta: quindi è necessario che il boss vi mandi una raccomandata o una PEC. Oppure che ve lo scriva su WhatsApp. Eh si, avete letto bene: WhatsApp! Il noto sistema di messaggistica, tra i milioni di meme stupidi che ci invia il solito amico buontempone, potrebbe contenere anche la comunicazione di licenziamento. Ed è pienamente legale: insomma, fatti fuori da due spunte blu.

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Comunicazione di licenziamento, quali requisiti?

Come dicevamo prima, non basta una scena da film americano in cui il capo ci dice: "Sei fuori, ti licenzio!" per terminare regolarmente un rapporto di lavoro. Ecco quindi quali sono i requisiti affinché la comunicazione del licenziamento sia valida:

  • deve avere forma scritta;
  • deve contenere la volontà inequivocabile di cessare il rapporto di lavoro e i motivi;
  • si deve avere la certezza dell'identità del mittente e del destinatario;
  • deve essere dimostrabile la data di invio e avere prova dell'avvenuto ricevimento.

Non è chiaramente stabilito dalla legge con quale forma debba essere comunicato il licenziamento: l'importante è che vengano rispettati i requisiti di forma sopra elencati, pena l'invalidità del licenziamento. E WhatsApp in tutto questo che c'entra? E le due spunte blu?

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Licenziati su WhatsApp? Ma dai!

Viene da ridere vero? Molto meno divertente dev'essere stato per la lavoratrice che si è vista respingere il ricorso dal Tribunale di Catania per il licenziamento ricevuto via WhatsApp. Vi starete chiedendo come mai? Innanzitutto i giudici della Corte di Cassazione hanno già da tempo chiarito che "in tema di forma scritta del licenziamento prescritta a pena di inefficacia, non sussiste per il datore di lavoro l'onere di adoperare formule sacramentali", potendo "la volontà di licenziare essere comunicata al lavoratore anche in forma indiretta, purché chiara" (Cass., civ. sez. lav., 13 agosto 2007, n. 17652).
Inoltre, come stabilito dal Tribunale di Catania, il licenziamento intimato ad un dipendente a mezzo WhatsApp assolve pienamente il requisito della forma scritta, identifica il mittente (datore di lavoro) e il destinatario (lavoratore), fornisce al pari di una PEC l'avvenuta ricezione (due spunte grigie) e l'avvenuta lettura (due spunte blu) e individua con precisione la data e l'orario di invio.
Se quindi ricevete su WhatsApp dal vostro datore di lavoro il meme di Briatore con il dito alzato con scritto: "Sei fuori!", aspettate a ridere: potrebbe essere una cosa seria!

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