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Divieto di marketing per la propria attività: quando scatta?

Divieto di marketing per la propria attività: quando scatta?

Il divieto di pubblicizzare la propria attività è un fatto molto più comune di quanto si possa pensare- Lo sanno bene le aziende che trattano prodotti quali alcool e tabacco, oppure armi. Ma lo sanno bene anche i professionisti quali avvocati e commercialisti.



Eppure, non sono solo loro, espressione di professionalità iscritte all’albo, a dover sostenere il divieto di pubblicizzare la propria attività lavorativa. Esiste, infatti, un’altra categoria che subisce il medesimo divieto, in maniera anche più stringente.

In effetti, benchè per avvocati e commercialisti vi sia il divieto di svolgere attività di marketing, come previsto dai rispettivi codici deontologici, è pur vero che non gli viene impedito di realizzare e stampare bigliettini da visita da distribuire ai propri clienti, oppure di realizzare un sito web dove presentare i servizi e le aree di specializzazione ai naviganti organici.

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Ma vi è una categoria, trasversale a tutte le professioni, per la quale vale una politica decisamente più restrittiva: coloro che lavorano con prestazione occasionale.

In effetti, per chi esercita tramite Prestazione Occasionale, che già deve sottostare ai limiti imposti dal reddito e dalla temporalità, quello della pubblicità è forse il limite più invalidante perché non consente, in sostanza, di attrarre nuovi clienti pubblicizzando la propria professionalità.

Ciò è dato dal fatto che essendo un’attività una tantum, tale occasionalità dev’essere rispettata anche a riguardo delle operazioni di marketing. Il motivo è presto detto: l’eventuale attività pubblicitaria fa cessare il concetto di occasionale a vantaggio di attività professionale a tutti gli effetti.

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Questo spiega la politica molto più stringente che impedisce tutte le seguenti attività:

  1. Diffusione di volantini;
  2. Diffusione di biglietti da visita;
  3. Pubblicità su giornali, radio, televisione e internet;
  4. Sito internet personale.

Merita un approfondimento il punto 4 dell’elenco precedente. Sappiamo tutti quanto sia importante al giorno d’oggi possedere un sito internet attraverso il quale veicolare le proprie competenze e la propria storia. Il divieto a possederne uno non va inteso in senso assoluto.

Nulla, infatti, vieta di realizzare un blog dove scrivere di argomenti inerenti le proprie competenze. Ma è fatto assoluto divieto di scrivere per spronare alla vendita dei servizi offerti, ovvero ciò che avviene normalmente con il content marketing.

Così come sarà impossibile anche monetizzare con il proprio sito, in quanto la presenza di banner di qualsiasi dimensione, in maniera costante, annulla di fatto l’occasionalità della prestazione.

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