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Dichiarare i redditi da prestazione occasionale: come fare?

Dichiarare i redditi da prestazione occasionale: come fare?

Sui redditi da prestazione occasionale vige un’eterna confusione. Vanno dichiarati oppure no? È compito del datore o del lavoratore? Come sono tassati questi redditi? Le domande sono tante e spesso le risposte poche oppure, cosa peggiore, contrastanti.



Partiamo da un primo punto fermo: i redditi derivanti da prestazione occasionale vanno sempre (o quasi) dichiarati.

Detto ciò, vediamo quali questioni ruotano attorno a questa forma di reddito. Il primo aspetto da considerare è il tuo di dichiarazione da presentare. Ogni lavoratore che abbia percepito reddito da prestazione occasionale dovrebbe predisporre e inviare il Modello Unico Persone Fisiche entro il mese di Giugno dell’anno successivo a quello di percezione del reddito. Ad esempio, se nel mese di febbraio 2021 hai percepito 100 euro derivante da prestazione occasionale, il Modello Unico andrà inviato entro il mese di giugno del 2022.

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La presentazione del Modello Unico può essere fatta per il tramite di un commercialista oppure anche in forma autonoma. In ogni caso è bene ricordare che il Modello Unico è costituito da diversi quadri e quello di interesse per le prestazioni occasionali è il quadro RL che riguarda i redditi diversi. In questo quadro confluiscono anche i redditi derivanti da canoni di locazione o di sub locazione.

Uno dei quesiti più comuni quando si tratta di compilare il quadro RL riguarda l’ammontare effettivo che è necessario inserire in questo quadro. Infatti non è sufficiente inserire il lordo perché la legge stabilisce che è possibile decurtare dal lordo tutte le spese sostenute per ottenere il pagamento della prestazione occasionale. In questo è necessario che le spese siano documentate tramite scontrini o ricevute fiscali.

Nel compilare il quadro RL, a questo punto si apre per il lavoratore una duplice possibilità, a seconda che il datore di lavoro sia estero oppure ubicato sul suolo italiano, oppure se il datore di lavoro è un semplice cittadino privato oppure un’azienda. Se, infatti, il datore di lavoro è fiscalmente residente in Italia, allora il lavoratore dovrà indicare sia il lordo percepito (al netto delle spese sostenute di cui sopra), sia l’ammontare complessivo delle ritenute versate dal datore. Se, invece, il datore di lavoro è estero oppure la prestazione è stara fornita a un semplice cittadino, allora non vi sono ritenute da indicare ma viene riportato soltanto il loro complessivo ottenuto durante l’anno.

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È bene ricordare che qualora i redditi percepiti durante l’anno sono derivanti esclusivamente da prestazioni occasionali e se l’ammontare è inferiore a 4800 euro, allora non vi è obbligo di dichiarazione, perché le detrazioni sulle imposte annullano di fatto le imposte stesse. Ovviamente se oltre questo reddito ve ne sono altri percepiti durante l’anno, allora la dichiarazione sarebbe necessaria anche se la prestazione occasionale avesse prodotto un reddito di molto inferiore alla soglia di 4800 euro.

Tuttavia, se il datore di lavoro ha trattenuto delle ritenute (ad esempio nel caso di datore italiano), allora è sempre consigliato dichiarare il reddito, anche se inferiore a 4.800 euro. Ciò è motivato dal fatto che in questa maniera è possibile andare a recuperare i compensi trattenuti.

Tali ritenute possono essere recuperate, in concreto, sia tramite bonifico emesso dall’Agenzia delle Entrate, sia tramite credito d’imposta da utilizzare nelle successive dichiarazioni. La differenza tra le due soluzioni è notevole: nel primo caso si è costretti ad attendere fino a 2 anni prima di poter ricevere l’accredito. Nel secondo caso, invece, l’eventuale credito potrà essere utilizzato fin dalla successiva dichiarazione dei redditi.

La prestazione occasionale, inoltre, incide anche su eventuali contributi previdenziali, sia a carico del datore che del lavoratore. I versamenti INPS sono pari al 25,72% da calcolare sulla parte eccedente i 5000 euro. 2/3 di questa somma sono a carico del committente, mentre 1/3 è a carico del lavoratore. A questo si aggiungo le tasse dovute all’IRPEF, che abbiamo detto non dovute se il reddito non supera i 4800 euro.

La tassazione IRPEF è più complicata da gestire in quanto varia in base agli scaglioni di reddito. Non solo, ma dall’aliquota IRPEF fa detratta anche la parte già versata – se versata! – tramite ritenuta d’acconto. Ad esempio: se l’aliquota IRPEF è pari al 23% ed è stata già versata una ritenuta del 23% allora rimarrà da versare un ulteriore 3%. Questo spiega il motivo per cui si chiama ritenuta d’acconto, perché infatti è un acconto sulle tasse da pagare.

Tutte le tasse dovute perché non ancora versate, qualunque sia il motivo, vanno versate tramite modello F24.

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