Nonostante l’ultima parte di storia del cashback di Stato non sia stata la migliore che ci si potesse attendere, il Governo sembra essersi deciso a farlo ripartire, anche alla luce dei dati positivi emersi dalla sperimentazione.
Doveva partire a gennaio 2020 ma poi fu ridotto all’ultimo mese dell’anno, in concomitanza con le festività natalizie. Doveva durare per tutto il 2021 ma invece il programma è stato interrotto il 1 luglio, con grande stupore di tutti.
Ebbene, nonostante i numerosi stop and go, pare che le valutazioni finali sul cashabck di Stato siano molto positive. Sembrerebbe confermata, infatti, la spinta sull’utilizzo dei pagamenti elettronici determinatasi proprio grazie all’incentivo che prevedeva una restituzione al mittente (anche se è più corretto dire acquirente) di una percentuale della cifra spesa.
Ovviamente l’obbiettivo del cashback di stato non è tanto quello di incentivare i pagamenti elettronici ma piuttosto combattere l’evasione fiscale, che farebbe aumentare il gettito delle imposte nelle casse dello Stato, con cui pagare parte del programma.
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La restituzione del chasback era stata fissata al 10% e sembrerebbe che quest’aliquota possa rimanere invariata anche nel 2022.
Se si vanno a guardare i numeri, si scopre che l’adozione del cashback di Stato ha fatto aumentare i pagamenti elettronici del 23% nel primo semestre del 2021. Anche su base assoluta, le transazioni elettroniche sono passate da 2,3 miliardi di transazioni nel 2020 a 3,2 nei primi sei mesi del 2021. Dal momento che il primo semestre del 2020 è stato molto particolare a causa del covid, per una corretta valutazione bisogna considerare il 2019 ma anche in questo caso l’aumento è pari a circa il 15%.
Probabilmente sono stati anche questi numeri, inequivocabili, a decretare la fine anticipata del cashback di Stato: nel senso che i dati erano talmente positivi che non vi era più necessita di continuare la sperimentazione ma semmai si trattava di capire cosa migliorare prima di riproporlo nel 2022.
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Perché una cosa è certa: se nel 2022 tornerà il chasback di Stato, di certo questo non sarà identico a quello già applicato. Ma quali sono le modifiche con cui potremmo trovarci a confrontare? Per il momento siamo nell’ambito delle ipotesi ma forse neanche tanto. Nello specifico, gli ambiti su cui si potrebbe agire per il nuovo cashback di Stato sono i seguenti:
Ricordiamoci che questa iniziativa aveva come obiettivo principale quello di cambiare le abitudini degli italiani, in modo indistinto rispetto al reddito, quindi il Governo nel definire un target più limitato dovrà chiedersi se l’iniziativa consentirà comunque di mantenere gli obiettivi prefissati.
Non si può negare che il Cashback abbia presentato fin da subito alcune criticità, nonostante la dettagliata guida che ne illustrava i diversi aspetti. Da questo, la volontà del Governo di apportare delle modifiche per rilanciarlo è sicuramente un segnale positivo, soprattutto se, come detto dal Ministro Franco, queste modifiche saranno basate su un’analisi dei costi e dei benefici. Tra le criticità emerse fin dal primo periodo sperimentale, il cosiddetto Cashback di Natale, vi sono i requisiti necessari per accedere al bonus.
Infatti l’uso dell’app Io è stato fin da subito fortemente criticato, questo perché presuppone l’uso di uno smartphone di nuova generazione, spesso impossibile per la fasce più deboli.
Insomma, le prospettive sono buone e auspichiamo che veramente la manovra sia portata avanti con lo scopo di salvaguardare la fasce meno protette, piuttosto che aumentare il divario tra queste e le fasce redditualmente più forti, cosa che il primo cashback aveva implicitamente fatto legando il bonus non al reddito ma al numero di transazioni, benchè di qualsiasi importo. Ricordiamo che le transazioni al minimo non dovevano essere inferiori a 50.
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