Per tutti coloro che sono stufi delle illegittime assunzioni all'interno delle pubbliche amministrazioni, oppure appalti riconosciuti sempre agli stessi imprenditori, da un po' di anni c'è uno strumento in più che ci ha chiesto l'Europa per combattere la corruzione nella PA.
In Italia il tema degli illeciti amministrativi, delle vie agevolate per gli amici degli amici o della corruzione finalizzata all'appalto per vie alternative di appalti pubblici è purtroppo all'ordine del giorno. Qualcosa con cui ognuno di noi, per via diretta o indiretta, ha avuto modo di toccare con mano, anche come semplice cittadino che analizzando le dinamiche del proprio comune si è accorto che a lavorare sono sempre gli stessi.
Su queste problematiche, che danneggiano tutta la comunità e non solo chi vi è direttamente coinvolto come imprenditore, l'Europa da tempo chiede una presa di posizione forte da parte degli stati membri, che sono stati chiamati a fornire strumenti utili a combattere la piaga della corruzione pubblica. In verità, benché la questione sia passata sottotono (va detto che la richiesta è del 2012 e l'attuazione del 2014), a ben vedere si tratta di una svolta epocale, perché se fino a ieri il cittadino era lasciato solo con le sue rimostranze verso gli illeciti nella pubblica amministrazione, oggi può trovare un valido supporto da parte delle istituzioni.
Gli strumenti, ad essere sinceri, non sono poi così innovativi, in quanto eventuali segnalazioni in forma anonima, per esempio, erano possibili anche in passato. Infatti, ciò che va evidenziato e che deve stimolare una riflessione più ampia, è il cambio di mentalità, il modo in cui le richieste esplicite dell'Europa incidono sul piano culturale perché è questo l'unico strumento veramente in grado di incidere sul comportamento e le abitudini delle persone.
Le dinamiche che si realizzano all'interno degli uffici pubblici non sono qualcosa di scollato dal tessuto culturale che tutti noi alimentiamo. Ogni qualvolta accade che siamo testimoni di un illecito, di un appalto concesso per amicizia ed interessi, ogni volta che siamo testimoni di un'azione che va contro i principi di trasparenza e imparzialità, siamo noi stessi complici di uno stato di cose che necessita di essere combattuto.
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Lo strumento oggi a disposizione di tutti i cittadini è quello comunemente noto con il termine di whistleblowing. Cosa vuol dire questa parola? Whistleblower in inglese è l'informatore, colui che di solito, come ci ha abituato il cinema, informa la polizia di certe pratiche illecite compiute da malviventi generalisti. Il termine è mutuato dall'ambito poliziesco per individuare colui che, testimone di un fatto irregolare avvenuto all'interno della pubblica amministrazione, si preoccupa di avvisare le autorità competenti. Questo è il primo punto da affrontare: chi è l'autorità competente in caso di whistleblowing?
L'ente preposto alla gestione del whistleblowing è l'ANAC, che dispone di un sito specifico dove è possibile reperire tutte le informazioni aggiuntive. quale si offre come tramite tra l'informatore e le autorità che, eventualmente, dovranno prendere in carico la segnalazione. Quella del whistleblowing è soltanto una delle tante attività svolte dall'ANAC, la quale sul caso specifico sottolinea ciò di cui si occupa e ciò che non rientra nelle sue competenze. Ad esempio, l'ANAC non svolge nessun tipo di accertamento, non fornisce rappresentanza legale e non tutela i diritti e gli interessi dei singoli, questo perché in generale l'ANAC non si sostituisce alle autorità competenti si ciascuna delle precedenti voci. Quindi il ruolo dell'ANAC è di prevenzione, al massimo si può parlare di un ruolo da tramite fra il cittadino e le autorità preposte.
Per prima cosa bisogna chiarire a chi si apre questo genere di servizio. Di base possiamo dire che è aperto a tutti i cittadini i quali possono segnalare eventuali illeciti sia in forma anonima che inserendo i propri dati. Inutile sottolineare come in quest'ultimo caso sia previsto un rigido rispetto del più totale anonimato e della più totale spersonalizzazione di chi effettua una segnalazione. In generale le segnalazioni anonime sono sconsigliate, in quanto di fronte alla necessità di maggiori informazioni diventerebbe difficile portare avanti la procedura. Inoltre, come sottolineavo, la tutela per il whistleblower è massima. Infatti, la procedura prevede che una volta fatta la segnalazione, l'informatore riceve un codice personale che non può essere rigenerato in alcun modo e che è fondamentale per dialogare in maniera spersonalizzata con l'ANAC. La segnalazione viene fatta attraverso accesso telematico visitando una pagina dedicata sul sito dell'ANAC. Qui si potrà accedere con il proprio codice anche per controllare gli sviluppi dell'intera vicenda.
Nel mese di Luglio l'Autorità competente ha presentato i dati dell'ultimo rapporto, che disegnano un quadro più che incoraggiante. Ricordiamo che il servizio è attivo dal 2014 e fino ad oggi si è registrato un trend costantemente in crescita. Il numero di segnalazioni è passato dalle 125 del 2015 alle 783 del 2018. Nei primi sei mesi del 2019 siamo già a 439 segnalazioni, e la prospettiva è quella di riuscire a battere il tetto dello scorso anno. Le segnalazioni arrivano per lo più dalle regioni del Sud Italia, con una percentuale vicino al 30% per il Nord e di poco superiore al 20% per le regioni del Centro. La maggior parte delle segnalazioni arrivano da parte di dipendenti pubblici, ma non mancano anche dipendenti di ditte fornitrici, manager, militari, forze dell'ordine, consiglieri, assessori e poliziotti locali. Per quanto riguarda gli illeciti, invece, la maggiore percentuale è sugli appalti illegittimi, l'abuso di potere e discriminazioni e incarichi o nomine illegittime.
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