Spesso gli odori degli impianti industriali, anche quando non sono rischiosi per la salute, causano fastidio, disagio psico-fisico e compromettono il valore economico degli immobili circostanti: l'Italia recepisce la Direttiva europea sulla limitazione delle emissioni nell'atmosfera.
Le emissioni odorifere da parte degli impianti industriali o più semplicemente da attività come ristoranti o simili, rappresentano spesso causa di fastidio per le comunità che ne vivono intorno; anche se spesso non rappresentano un rischio per la salute umana, gli odori molesti o sgradevoli sono spesso oggetto di conflitto e controversie. Nessuno, infatti, ha piacere che la propria abitazione venga investita da odori sgradevoli anche perché, oltre a poter provocare disagio psico-fisico, ne viene compromesso il valore economico-immobiliare.
In tal senso il "disordine" urbanistico di molte città italiane, in cui c'è una stretta coabitazione tra impianti industriali e insediamenti residenziali, ha contribuito ad una forte crescita della conflittualità tra le parti.
Con il D.Lgs n.183 del 15 novembre 2017 (pubblicato in GU n.293 del 16.12.2017 e vigente dal 19.12.2017) si pone fine ad un vuoto normativo, attuando la direttiva (UE) 2015/2193 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2015, relativa alla limitazione delle emissioni nell'atmosfera di taluni inquinanti originati da impianti di combustione medi, nonché per il riordino del quadro normativo degli stabilimenti che producono emissioni nell'atmosfera, ai sensi dell'articolo 17 della legge 12 agosto 2016, n. 170.
La nuova disciplina si applica a tutti gli impianti di cui al Titolo I della Parte V del D,Lgs. 3 aprile 2006, n. 152. Al comma 1, prevede esplicitamente che le Regioni legiferino in materia di prevenzione e limitazione delle emissioni odorigene potendo prevedere valori limite di emissione, prescrizioni impiantistiche e gestionali e criteri localizzativi, l'obbligo di attuazione di piani di contenimento, criteri e procedure volti a definire portate massime o concentrazioni massime di emissione odorigena.
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Anche in Italia quindi, così come già accade nel resto del mondo, viene finalmente introdotta l’olfattometria dinamica che, con le sue unità odorimetriche (ouE/m³ o ouE/s), è il metodo più utilizzato per la misura dell’odore ed in particolare per la quantificazione della sua concentrazione.
Ancora poco definita, invece, è la fase di campionamento che attualmente non è standardizzata o adeguatamente normata, sia per quanto riguarda le strategie da definirsi, che per i materiali da utilizzare ed i dispositivi di acquisizione dell’aria, attivi, ovvero caratterizzati da un flusso proprio, o passivi.
Il mondo scientifico dovrà fornire il suo adeguato supporto in tal senso, per favorire lo sviluppo e le possibilità di utilizzo di strumentazioni nel campo degli odori ambientali e per fornire gli strumenti tecnico-scientifici più idonei per garantire oggettività, ripetibilità ed equità.
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