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Lavoro autonomo e conto bancario: cosa dice la legge?

Lavoro autonomo e conto bancario: cosa dice la legge?

Alcuni utenti di Know How ci chiedono: il titolare di una partita iva, ovvero un lavoratore autonomo come potrebbe essere un professionista o un consulente, può utilizzare il conto corrente bancario personale per le operazioni legate al lavoro? Oppure le due cose devono restare separate?



Effettivamente la domanda è interessante e ammettiamo che abbiamo dato sempre per scontato che non vi fossero dubbi in merito ma a quanto pare è bene fornire un chiarimento.

Una cosa è certa: dopo aver provveduto all’apertura della partita iva per l’esercizio della professione, è necessario essere in possesso di un conto corrente bancario. Questo è un dato certo da cui è bene partire.

La legge stabilisce, infatti, che ogni lavoratore autonomo deve munirsi di un conto corrente per poter adempiere ai pagamenti delle imposte e per incassare le fatture emesse a suo favore.

Tale obbligatorietà nasce con la Legge Bersani del 2006, la quale impone per tutti i possessori di partita iva il pagamento delle imposte e dei contributi previdenziali per mezzo di metodi tracciabili, compresi i pagamenti elettronici anche attraverso sistemi di home banking.

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Ciò ha reso obbligatorio il possesso di un conto corrente, che ricordiamo può essere:

  1. Postale;
  2. Bancario tradizionale;
  3. Bancario digitale.

Per bancario digitale intendiamo uno dei tanti conti correnti online oggi disponibili sul mercato: si potrebbe citare N26 e Revolut giusto per indicarne un paio.

Assodata la necessità di un conto bancario, l’altra questione da affrontare è in merito al fatto se tale conto debba essere ad uso esclusivo della partita iva oppure se è possibile utilizzarlo anche per le operazioni personali. In questo vi è una buona notizia: non è necessario che le due cose siano separate. Ciò implica che è possibile utilizzare il proprio conto personale anche per le operazioni relative all’esercizio della professione.

Tale discorso, sempre per rispondere alle domande degli utenti, non fa differenza in merito al tipo di partita iva: molti, infatti, credono che il trattamento per coloro che sono in regime forfettario sia differente ma in verità non è così. A prescindere di essere in regime ordinari o forfettario la questione non cambia.

Altro dubbio abbastanza diffuso è quello relativo all’intestazione del conto. È bene ricordare, infatti, che oltre a potersi utilizzare il conto personale, questo può anche essere cointestato, ad esempio con il proprio partner, senza che vi siano problemi a livello legale.

Certo, benchè la legge non impone un conto corrente dedicato e agganciato alla partita iva, è anche vero che una divisione delle due sfere operative, quella personale e quella professionale, può aiutare anche nella gestione finanziaria, ma è solo una questione personale e non di legge. Solitamente l’apertura di un conto business non viene preso in considerazione per non rendere doppi i costi di gestione di un conto ma oggi con le diverse formule gratuite disponibili soprattutto online, anche questo aspetto è diventato abbastanza irrilevante.

Probabilmente l’unico vero motivo per tenere separate le due attività è quello relativo ai controlli. Semmai si dovesse verificare un controllo dell’Agenzia delle Entrate, di certo l’analisi dei movimento risulterebbe più semplice se il conto bancario è dedicato all’attività oppure se gestito anche per le operazioni personali.

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