La revocatoria fallimentare è un istituto previsto dal diritto processuale italiano ed è uno strumento finalizzato alla ricostituzione del patrimonio del fallito, in modo da poter soddisfare il numero maggiore possibile di creditori (par condicio creditorum).
La revocatoria fallimentare è un istituto previsto dal diritto processuale italiano ed è quello strumento finalizzato alla ricostituzione del patrimonio del fallito, in modo da poter soddisfare il numero maggiore possibile di creditori (par condicio creditorum).
È disciplinata dall'art. 67 della Legge Fallimentare (Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 267), successivamente modificata dal D.L. 3 maggio 2016, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla L. 30 giugno 2016, n. 119 e dalla L. 11 dicembre 2016, n. 232, entrata in vigore dal 01 gennaio 2017.
Il curatore fallimentare è il soggetto legittimato a porre in essere tale azione, mentre il tribunale competente è quello presso il quale è stata avviata la procedura fallimentare.
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Ai fini della revocatoria fallimentare, il curatore deve prendere in considerazione solo quella parte dell’attività del debitore (pagamenti, contratti, atti e costituzioni di garanzie) compiuta in un periodo che la legge considera "sospetto" e che corrisponde a un lasso di tempo che precede la data della sentenza dichiarativa di fallimento (o la data di un diverso provvedimento, in caso di consecuzione di procedure concorsuali).
La durata del c.d. "periodo sospetto" è, di regola:
Regole particolari valgono per gli atti tra coniugi e per quelli compiuti dal successore del fallito.
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