Complice la pandemia da Covid-19, si è tornati a parlare delle professioni sanitarie con maggiore insistenza. Spesso l’attenzione ricade sulle OSS, acronimo di Operatrice Socio Sanitaria ma vi sono anche le Puericultrici, una figura di grande responsabilità e importanza.
L’attenzione verso i bambini è sempre maggiore all’interno della società contemporanea, già a partire dai primissimi momenti di vita.
La scienza, del resto, ha mostrato con assolute evidenze che fin dai primi giorni ha inizio lo sviluppo psico-motorio-cognitivo dell’essere umano, ed è per questo che la figura della puericultrice è diventata di notevole importanza, tanto da essere riconosciuta dal Ministero della Salute come una figura ausiliare tra le professioni sanitarie. La disciplina che si occupa di puericultura, del resto, fa parte della pediatria fin dal 1940.
Diventare una puericultrice, allora, vuole dire proporsi sul mercato come un’esperta di crescita e sviluppo dell’infante. Tale figura professionale, infatti, si occupa prevalentemente della cura del bambino dai 0 ai 6 anni, offrendo le proprie competenze non solo ai nascituri ma anche alle neomamme, con lo scopo di risolvere i loro dubbi e quelli del partener.
La maternità sta diventando un’esperienza sempre più complicata, anche per via dei ritmi frenetici della vita moderna, e una figura professionale di supporto per questi momenti così delicati è diventata imprescindibile.
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Essendo una professione sanitaria riconosciuta dal Ministero della Salute, la figura della puericultrice necessita di un apposito percorso di formazione e di un apposito diploma di qualifica professionale. Per conseguirlo è necessario seguire un corso di durata di almeno 12 mesi che prevede il rilascio di una qualifica riconosciuta a livello nazionale.
Tali corsi prevedono lo studio di molteplici materie, che tutte insieme garantiscono la perfetta formazione professionale:
Su questo fronte si possono annotare cose interessanti. Gli sbocchi lavorativi, in effetti, possono essere sia nel privato che nel pubblico. Questo per quanto riguarda un rapporto di dipendenza ma nulla toglie che la scelta cada su un lavoro di tipo autonomo, magari attraverso un’assistenza domiciliare strutturata sulle esigenze dei privati, delle famiglie, delle neo mamme e di chiunque ne abbia necessità.
Volendo fare un elenco, la puericultrice trova impiego in molti e diversi settori lavorativi qui di seguito elencati: nel servizio sanitario nazionale, nelle cliniche ostetriche, in ospedali pubblici nei reparti pediatrici , nelle case di cura, nelle ASL, nei servizi ambulatoriali e consultoriali, negli asili nido ove previsto, in scuole materne, in istituti di recupero per bambini, negli enti locali, nei villaggi turistici, in cooperative sociali che si occupano di minori, in ludoteche, assistenza a domicilio alle neo mamme, tagesmutter, assistenza presso studi pediatrici,Nell’ambito dell’emergenza immigrazione lavoro in proprio con apertura di partita IVA, nell’ambito dell’emergenza immigrazione lavoro, ecc.
In caso la scelta di lavorare ricada sul lavoro autonomo, è possibile scegliere tra l’apertura della partita iva oppure la collaborazione occasionale. Nel primo caso l’opzione potrebbe essere quella del regime forfettario, con una tassazione agevolata fino a 65 mila euro di fatturato. Le agevolazioni, nel caso di questa scelta, sono sulle imposte dovute, ridotte al 15%, sugli adempimenti e sui costi di apertura della partita iva stessa che sono pari a zero. L’altra soluzione è quella della ritenuta d’acconto, con tutte le limitazioni del caso e le difficoltà a gestire la parte fiscale. Tuttavia, nonostante sia una soluzione più complicata e limitante, resta comunque una buona opzione almeno per i primi mesi, anche se si sceglie di fornire la propria assistenza a dei privati.
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