Il diritto di prelazione riconosce, a chi ne è titolare, una posizione di preferenza rispetto ad altri soggetti. Si incontra spesso nelle compravendite immobiliari, nelle successioni ereditarie o tra creditori e debitori. Può essere di natura legale o volontaria: vediamo le differenze.
Si sente parlare spesso di diritto di prelazione durante le compravendite immobiliari oppure quando ci sono di mezzo creditori e debitori; il diritto di prelazione, genericamente, da a chi ne è titolare una posizione di preferenza rispetto ad altri. È un diritto applicabile in diversi ambiti e può essere di due tipi: legale o volontario. Vediamo nello specifico le varie forme e circostanze di applicazione del diritto di prelazione.
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Il diritto di prelazione legale è stabilito dall'ordinamento, che individua i casi e le circostanze in cui vi sono dei soggetti titolari di questo diritto; tra i diritti di prelazione legale, troviamo:
I titolari del diritto di prelazione possono anche rinunciare ad esercitarlo: la rinuncia deve essere fatta in forma scritta nei confronti della controparte, dichiarando di rinunciare espressamente ed irrevocabilmente al diritto di prelazione.
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Il diritto di prelazione, oltre ad essere espressamente previsto dalla legge per alcuni casi specifici, può essere anche di natura volontaria: in questo caso si parla di patto di prelazione. Può essere previsto da un apposito contratto stipulato tra le parti, oppure inserito come clausola in un contratto più ampio (ad esempio nel contratto d'affitto). Gli effetti del patto di prelazione non hanno alcuna validità nei confronti di soggetti terzi: se quindi gli accordi non vengono rispettati, il prelazionario non può rivalersi sull'acquirente, contrariamente a quanto avviene invece per il diritto di prelazione legale. Ciò che si può fare è chiedere un risarcimento dei danni al solo proprietario.
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