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Il centro di fisioterapia al tempo del coronavirus: come fare?

Il centro di fisioterapia al tempo del coronavirus: come fare?

La riapertura di centri di tipo medicale, come la fisioterapia, rappresentano una situazione molto più delicata, per via della vicinanza a cui si è sottoposti e l’assoluta necessità, per molti pazienti, delle attività svolte. Vediamo come è possibile riaprire in sicurezza e a norma di legge.



In questi giorni si sta parlando molto della riapertura di bar, ristoranti e di tutte quelle attività commerciali dove sono più facili gli assembramenti e i rapporti ravvicinati. Poca considerazione, almeno sui media nazionali, ha ricevuto una categoria di lavori dove il mantenimento delle distanze diventa complicatissimo, ai limiti dell’ingestibile, e che per molti rappresentano una necessità non procrastinabile: le professioni medico-sanitarie, quali fisioterapisti, osteopati e massoterapisti.

Come è possibile riaprire un centro di fisioterapia, per esempio, potendo garantire la sicurezza personale e dei propri clienti? Vediamo gli aspetti più importanti

Esiste un protocollo di comportamento per i centri sanitari?

La risposta in prima battuta è sì, esiste ed è stato definito dall’Istituto Superiore di Sanità. C’è da considerare che ci tratta di un protocollo generico, che dovrebbe coprire le esigenze che vanno dalla piccolissima azienda alla multinazionale. Ciò implica che non tutto è facilmente applicabile per ogni attività.

Del protocollo per le riaperture abbiamo già parlato in un precedente articolo, qui ci limitiamo ad evidenziare gli aspetti a nostro avviso più rilevanti se vuoi ripartire in sicurezza con il tuo centro di fisioterapia:

  • Indossare i dispositivi di sicurezza;
  • Garantire la distanza tra i pazienti;
  • Sanificare gli strumenti;
  • Gestire in maniera scrupolosa le aree comuni quali spogliatoi e bagni.

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I fisioterapisti hanno altri obblighi oltre quelli del protocollo nazionale?

Premesso che bisognerebbe sempre distinguere tra obblighi e suggerimenti, la risposta comunque è sì. Oltre il protocollo nazionale, i fisioterapisti possono fare riferimento ai suggerimenti dell’Associazione Nazionale Fisioterapisti Italiani. Questa, declinando in maniera specifica le indicazioni del protocollo nazionale, suggerisce che i trattamenti di fisioterapia in presenza siano eseguiti sempre e soltanto nel rispetto dei seguenti criteri:

  • l’organizzazione degli spazi e degli appuntamenti deve essere tale da ridurre o, meglio, azzerare la compresenza di pazienti e, in ogni caso, deve essere garantito il rispetto delle norme di distanziamento sociale tra essi (almeno un metro);
  • dotare lo studio di infografiche dedicate all’emergenza, in modo tale che utilizzando cartelloni, messaggi diretti, immagini, siano ben chiare tutte le indicazioni a tutela della sicurezza dei cittadini;
  • rilevare la temperatura corporea per ogni persona che frequenta lo studio, chiedendo a chiunque abbia un valore superiore a 37,5 °C di rientrare al proprio domicilio e contattare il proprio MMG;
  • che venga attuato un utilizzo ragionato e appropriato dei dispositivi di protezione;
  • che vengano attuate le norme OMS sulla detersione delle mani di fisioterapista e paziente, con la richiesta di detersione con soluzione idroalcolica delle mani al paziente all’inizio e al termine della seduta in presenza;
  • che vengano attuate le norme di detersione degli oggetti tra un paziente e il successivo nonché le norme di sanificazione ambientale con periodicità relativa alle caratteristiche dell’ambiente di lavoro;

Il triage telefonico è obbligatorio?

Le indicazioni dell’Associazione Italiana di Fisioterapisti muovono da una premessa precisa: i trattamenti di fisioterapia devono avvenire solo se non vi è possibilità di rimandarli e se il trattamento può avvenire in completa sicurezza. Il primo step, per garantire la sicurezza, è il triage telefonico.

Benchè non obbligatorio ma solo consigliato, questo dovrebbe servire a capire la necessità o meno del trattamento e il livello di pericolosità del paziente rispetto al suo essere un positivo asintomatico o magari un infetto non ancora conclamato.

Esistono contributi per la sanificazione di ambienti e strumenti?

Uno dei punti più complessi, sul piano dello sforzo economico, è sicuramente quello della sanificazione. Distinguiamo subito che vi è un processo di sanificazione generale che va compiuto al momento della riapertura e un’attività di sanificazione ordinaria da fare sugli strumenti.

Fortunatamente, per tutto ciò, è stato riconosciuto uno strumento quale il credito di imposta per sostenere le imprese con un aiuto di tipo fiscale, almeno per spese di sanificazione fino a 20.000 euro, che dovrebbe essere un tetto abbastanza altro per le imprese micro e piccole.

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