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Diritto alla riparazione: che cos’è e su cosa si applica

Diritto alla riparazione: che cos’è e su cosa si applica

È dal 2018 che l’Unione Europea aveva avviato un riflessione di ripensare la regolamentazione dei prodotti elettronici sottoposti a obsolescenza programmata, favorendone la riparazione al posto della totale sostituzione. Un problema che non è solo dei consumatori ma dell’intero pianeta.



Del resto è indubbio che la riparazione ha un duplice effetto, che agisce sui consumatori da un lato e sulle aziende dall’altro.

Per quanto riguarda i consumatori, il diritto alla riparazione consente sia un risparmio economico, visto che le riparazioni hanno un costo contenuto rispetto alla sostituzione in toto dell’oggetto, sia di subire un minore impatto in termini di danni ambientali.

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In merito alle aziende, invece, il diritto alla riparazione condiziona in maniera negativa i fatturati, visto che economicamente risulta conveniente la vendita di nuovi prodotti piuttosto che la riparazione di quelli danneggiati.

Per tale motivo l’iniziativa dell’Unione Europea è stata profondamente contrastata dalle aziende, in particolare da quelle tecnologiche, tra cui Apple e altri marchi rappresentati da potenti gruppi di pressione come Applia, Digital Europe e Lighting Europe, che hanno attuato una politica tale da rendere sempre più difficile e costoso riparare i loro prodotti o sostituire componenti chiave.

L’Unione Europea ha voluto contrastare proprio questa politica, attraverso la creazione di una coalizione di ONG guidate dall'European Environmental Bureau (EEB) e da ECOS, chiamata Righ to Repair.

Poi, in seconda battuta, benchè a distanza da oltre 3 anni rispetto all’avito dei lavori, l’Unione Europa ha istituito il Right to Repair, approvato dal Regolamento 2021/341 dell'Unione europea. Con tale regolamento, l’Unione Europea ha imposto precisi criteri di progettazione e costruzione, almeno su taluni apparecchi elettronici quali:

  1. Lavatrici;
  2. Lavastoviglie;
  3. Frigoriferi;
  4. Televisori.

Ovviamente, se l’iniziativa dell’Unione Europea contrasta le dinamiche dell’obsolescenza programmata, nulla può fare con le normali rotture a cui può andare incontro un qualsiasi oggetto. Per questo motivo, l’Unione Europea si è mossa anche nei confronti delle riparazioni, imponendo ai costruttori di rendere disponibili i pezzi di ricambio e le istruzioni di riparazione. Nello specifico, ad essere garantiti, dovranno essere i seguenti pezzi:

  1. Motori elettrici;
  2. Sorgenti luminose;
  3. Sistemi refrigeranti;
  4. Server;
  5. Unità di archiviazione;
  6. Display elettronici.

La garanzia dei pezzi dev’essere per almeno dieci anni, così da mettere fine a una pratica piuttosto comune negli ultimi anni, ovvero quella per cui alla riparazione del prodotto si è spesso preferito l’acquisto del nuovo, visto che veniva sempre dichiarato un eccessivo costo della riparazione.

Oggi, quando un prodotto risulta difettoso, non funzionante o le sue performance sono distanti da quanto mostrato sulla pubblicità, entro due anni dall'acquisto il consumatore può richiedere la riparazione o la sostituzione. C'è poi anche la possibilità del rimborso, ma che viene spesso valutata come ultima ipotesi:

  • Il consumatore può chiedere, a sua scelta, la riparazione o la sostituzione senza spese;
  • Il venditore può proporre un rimedio diverso nel caso in cui la richiesta del consumatore sia difficilmente realizzabile o non può avvenire entro un termine di tempo congruo;
  • Se le due strade precedenti non sono percorribili, allora la legge prevede il diritto del consumatore al rimborso di parte del prezzo o la risoluzione del contratto con la restituzione completa del prezzo se il prodotto non è più utilizzabile.

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