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Consulente Finanziario: perchè è importante valutarne il portafoglio

Consulente Finanziario: perchè è importante valutarne il portafoglio

La gestione di un patrimonio, frutto di eredità, risparmi o gestione oculata delle finanze, spesso viene lasciata al caso. Situazione tipica è quella di un patrimonio dormiente, risvegliato dalla banca che mette in contatto il cliente con il proprio consulente finanziario, interno.



Ma siamo sicuri che è questa la soluzione migliore? Esistono soluzioni alternative da prendere in considerazione per una gestione del patrimonio che massimizzi i guadagni attenuando il rischio di perdite? Sì, questa alternativa esiste e viene illustrata nell’articolo di oggi.

Il consulente finanziario: autonomo o dipendente?

Piuttosto che lasciare i propri risparmi a dormire in conti correnti che rendono meno dell’1% annuo – se tutto va bene – è una buona opzione considerare di farli fruttare mediante degli investimenti. Si possono prendere in considerazione investimenti in azioni, in titoli di Stato o del tesoro, ma vi sono anche le cryptovalute, gli NFT oppure gli investimenti immobiliari, anche senza possedere necessariamente gli immobili come avviene con la piattaforma di Rendimento Etico. Insomma, le soluzioni sono molteplici e queste possono essere affrontate in due modi: scegliendo autonomamente una o più tra queste soluzioni (quindi decidendo in autonomia su cosa, come, quanto e quando investire) oppure affidarsi ad un professionista che di mestiere fa il Consulente Finanziario.

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Anche ci si affida a un professionista, tuttavia, è sempre necessario scegliere tra un consulente autonomo oppure un consulente dipendente. Quando si cerca un’alternativa ai soliti istituti finanziari per la gestione del proprio patrimonio, c’è un concetto che dovrebbe fare da stella polare per scegliere a chi affidare i propri risparmi: la trasparenza. Trasparenza vuol dire chiarire le attività finanziarie che saranno intraprese, la bontà dei prodotti proposti ma anche trasparenza dei rapporti e sulla parcella. Detto ciò, come dicevamo, la scelta del professionista cui affidare i risparmi può essere tra un consulente finanziario accreditato presso un istituto finanziario, oppure il consulente finanziario indipendente. Ciascuno di questi casi ha dei pro e dei contro.

In primo luogo vale sottolineare che non vi è nessun motivo di diffidare di un consulente indipendente, a patto che abbia tutte le autorizzazioni per operare in quanto tale. Al pari di qualsiasi altro consulente che abitualmente troviamo nella banche o in altri istituti, infatti, il consulente autonomo, o indipendente, è un professionista regolarmente registrato presso l’albo professionale OCF (Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei Consulenti Finanziari) autorizzato a svolgere l’attività di consulenza in materia di investimenti per conto di clienti privati, tenendo conto del loro profilo di rischio. Questi lavora esclusivamente nell’interesse della propria clientela dal momento che la sua parcella dipende da loro e dal grado di soddisfazione rispetto al lavoro svolto.

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Investire su uno o più prodotti finanziari?

La scelta tra un consulente autonomo e uno non indipendente, influisce anche sulla tipologia di investimenti che si possono realizzare, infatti la gestione del portafoglio è un altro aspetto a cui bisognerebbe fare molta attenzione. Il mercato finanziario è costituito da tanti prodotti, molto diversi tra di loro, come abbiamo accennato all’inizio di questo articolo, e in linea generale, non è mai una buona scelta quella di affidarsi a un consulente che non godendo di totale autonomia è portato a proporre investimenti su un solo prodotto, ad esempio con investimenti solo in immobili, anche se con la proposta di un’attenta pianificazione e gestione immobiliare. La scelta migliore è sempre la diversificazione: quindi vanno bene gli immobili ma affidarsi a chi può anche fornire servizi di perizie su singoli titoli azionari, con valutazione dell’intermediario è una scelta ancora migliore.

Diversificare è un caposaldo della disciplina finanziaria, ecco perché il fattore indipendenza gioca in questo caso un ruolo strategico. Consentendo al consulente di valutare i diversi prodotti esclusivamente in base al profilo di rischio dei propri clienti, e non in base alle eventuali provvigioni o altri benefit che possono derivare dalla vendita di un prodotto invece che un altro.

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