Sono tante le domande che arrivano ogni mese agli avvocati di Know How circa le questioni condominiali, tra cui quelle riguardanti la presenza di cani e gatti. Gli animali non possono essere vietati: esistono però delle regole e dei limiti di natura civile, penale ed amministrativa.
Avere un cane e poterlo ospitare nel proprio appartamento in condominio è un diritto sancito dalla legge, su questo non c'è dubbio. Tuttavia, fare in modo che il proprio cane, come del resto qualsiasi animale, non rappresenti un motivo di litigio all'interno della comunità condominiale è una questione innanzitutto di civiltà ma è una problematica che viene regolamentata in maniera inequivocabile.
Nelle situazioni di convivenza forzata sono due le situazioni classiche che si presentano quando si è proprietari di un cane: il suo abbaiare arreca disturbo al resto dei condomini o perfino al vicinato, oppure il cane espleta i suoi bisogni nelle zone in comune ed il suo padrone, va sottolineato, non si preoccupa di provvedere alla raccolta degli escrementi, oppure che l'animale non faccia pipì dove non dovrebbe, ad esempio nel giardino in comune. Nell’articolo di oggi affronteremo il primo caso, quello dell'abbaiare, perché rispetto al problema dei bisogni fisiologici del cane, come potrebbe essere anche un gatto, la questione diciamo che è di più semplice gestione, in quanto c'è maggiore evidenza se qualcosa non sta andando per il verso giusto.
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Il latrato dei cani è molto difficile da gestire anche per il padrone più accorto alle regole del vivere civile, ecco perché si tratta di una situazione che spesso genera attriti che possono sfociare in vere e proprie azioni legali. Per sintetizzare, le situazioni a cui fare attenzione sono queste:
L’osservanza degli orari di riposo in condominio è richiesta a qualsiasi persona o animale, anche se per un cane è un po' più difficile. Solitamente gli orari a cui bisogna fare attenzione vanno dalle 21 di sera alle 8 del mattino e dalle 13 alle 16 del pomeriggio. In questi orari il padrone dovrebbe fare attenzione a richiamare il proprio cane, invitandolo in qualche modo a fare silenzio. Più facile a dirsi che a farsi, in alcuni casi.
La situazione diventa ancora più complicata quando il padrone non è in casa, quindi impedito a porre rimedio in qualsiasi modo. Se il disturbo diventa notevole, il vicinato e gli altri condòmini potrebbero sentirsi autorizzati ad agire per vie legali, qualora non si riesca a trovare un accordo sul piano del buon senso. Fate attenzione perché andando per vie legali sarà difficile riuscire a strappare una ragione, e le questioni potrebbero complicarsi molto in quanto vi si potrebbe anche contestare una situazione di maltrattamento dell'animale se questo non è tenuto secondo come stabilisce la legge.
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Abbiamo voluto ironizzare un po' su questo aspetto ma in verità si tratta di un fatto molto serio. Nel paragrafo precedente abbiamo evidenziato un paio di situazioni in cui potreste venirvi a trovare. Due situazioni molto scomode. La legge, d'altro canto, stabilisce anche che gli altri condòmini ed il vicinato debbano dimostrare una certa pazienza in caso di cane che abbaia, trattandosi di un animale.
Ma come si misura questa pazienza? Come si stabilisce il limite di sopportazione, che poi segna il limite superato il quale iniziano in qualche modo i guai?
Ecco, capite qual è il punto? Non è possibile stabilire in maniera oggettiva questo limite ed infatti non è casuale che ogni mese gli avvocati iscritti su Know How ricevono richieste di chiarimenti su problematiche legate all'abbaiare dei cani. Se soffro di un'emicrania cronicizzata posso avere il diritto di un limite di sopportazione più basso di una persona in salute? Ci sembra un questione più che giusta, non credete?
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