È possibile recuperare l'IVA pagata per beni oggetto di furto o truffe? Quali sono i tempi in cui è possibile agire? In questo articolo scopriamo cosa dice la legge e quali sono le possibilità per un imprenditore vittima di clienti malviventi.
Ogni imprenditore, a prescindere dalla tipologia di impresa e dalla sua grandezza e a prescindere dal tipo di merce prodotta e poi venduta, conosce molto bene l'importanza di affidarsi a clienti fidati, con cui probabilmente si collabora da tanti anni. Non è raro constatare che l'imprenditore preferisce perfino accollarsi delle spese maggiori, ad esempio dovendo eseguire un trasporto più lungo o dovendo riconoscere uno sconto maggiore di quello che farebbe ad un nuovo cliente, pur di salvaguardare la fiducia nel rapporto. Perché si fanno queste scelte quando in un'impresa la vendita al prezzo maggiore dovrebbe essere come un faro nella nebbia per la nave? Dovrebbe bastare citare il vecchio adagio per capirne il motivo: chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova.
In ogni caso, non sempre è possibile compiere questa scelta. Anzi, spesso sono le contingenze esterne a costringerci verso un'opzione che avremmo volentieri evitato. E poi c'è un altro aspetto: quando si apre una nuova attività, a meno di amici fidati, i clienti sono tutti da esplorare e la fiducia va costruita con il tempo e facendo esperienza. Ovviamente la lista di ciò che potrebbe accadere con un cliente poco professionale è lunga, ma quello che ci interessa sottolineare in questo caso è qualcosa di molto specifico ed appartiene al campo delle truffe.
Impostiamo una situazione reale. Immaginate di aver partecipato alla principale fiera di settore e di aver individuato un contatto interessante, che avete lavorato anche nei giorni successivi a conclusione dell'evento. Si è creato un buon feeling ed il vostro potenziale cliente opera in una zona per voi non coperta. La sua impresa, da controlli, risulta solida e priva di zone d'ombra. Tutto volge verso il meglio. Ricevete un primo importante ordine, poi un secondo dopo un mese, e le cose sembrano andare per il meglio, almeno fino a quando non arriva il momento dei pagamenti ed è a quel punto che scoprite la peggiore delle situazioni: il vostro interlocutore in verità non era l'imprenditore dell'azienda, veramente esistente, ma un semplice dipendente che rivendeva autonomamente la merce.
Il caso in questione, ovviamente dato per buono il riscontro da parte delle autorità competenti, può essere assimilato a quello del furto. Ciò che è possibile fare, appurato che il cedente non fosse a conoscenza della cattiva fede del truffatore o del ladro, è recuperare almeno le imposte pagate o da pagare. L'Art. 26 del Dpr 633/72 riconosce la possibilità di variazione in diminuzione dell'IVA da effettuare mediante nota di variazione. Il diritto alla detrazione, tuttavia, può essere esercitato soltanto con la dichiarazione riferita all'anno in cui è sorta l'esigenza della detrazione e questo, sappiamo bene tutti, non è detto che sia compatibile con i tempi, eventuali, della magistratura qualora il caso non sia di così facile soluzione. Trascorso il tempo per rientrare nell'Art. 26, ci si può ancora affidare all'Art. 30 del Dpr 633/72 che prevede un tempo di due anni a partire dal giorno in cui si è verificato il presupposto alla restituzione.
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