Può la trasformazione digitale portare innovazione anche per avvocati e commercialisti? Soprattutto, che cosa vuol dire la parola innovazione quando applicata a contesti così legati a certe logiche tradizionali? Uno spunto di riflessione su tematiche che riguardano molti professionisti.
Di recente ho molto apprezzato una riflessione di Oscar di Montigny, Direttore Marketing per Banca Mediolanum, che nell'esprimere la sua visione del marketing contemporaneo, ha offerto ai suoi lettori un'immagine insolita ma di sicuro efficace: quella del fuoco, attorno al quale si riunisce la tribù. In questo senso il fuoco rappresenta un elemento aggregante, da cui nasce il senso di appartenenza e condivisione che è proprio di ogni comunità. Il fuoco rappresenta il motivo della nascita di una comunità, dove ognuno può godere del benèfico calore diffuso dal focolare e, contemporaneamente, dare il proprio contributo per tenerlo vivo ed ordinato. Secondo uno spirito di condivisione oggi assai attuale.
L'immagine di una tribù riunita intorno ad un fuoco, allora, diventa metafora potente di una nuova fase del marketing, così come lo stiamo vivendo oggi, tutti noi. Il marketing ha cessato di essere analisi strategica per colpire potenziali acquirenti. Quel marketing è morto, non esiste più. Oggi il mercato è partecipativo, le persone vogliono condividere, voglio esprimersi, vogliono sapere cosa pensano gli altri, vogliono collaborare all'interno di processi basati su relazioni, vogliono dire la loro, partecipando alla definizione dei servizi che offriamo.
La parola "condivisione", con molta probabilità, sarà rappresentativa, agli occhi dei posteri, dell'epoca che stiamo vivendo. Oggi tutto è condiviso, o condivisibile: tutto ciò che facciamo per noi stessi - come consumatori ma anche come cittadini o come singole persone presenti a questo mondo - è sempre frutto di un processo di condivisione. Non vi è nulla di strano o di spaventoso in questo, basta guardare le cose dalla giusta prospettiva: la condivisione non è pensabile al di fuori di una relazione, quindi condividere implica sempre un dualismo, una partecipazione di due o più individui, la compresenza di qualcuno che offre e di qualcun'altro che fruisce o che ne gode. Sharing economy, sharing knowledge. Non c'è nulla oggi che sia impermeabile ai processi della condivisione. La relazione è tutto.
Negli ultimi anni i processi di condivisione sono stati più evidenti nei prodotti di consumo. Penso al file sharing, alla condivisione dei file audio e video e di come questo abbia modificato il modo in cui ognuno di noi vive il rapporto con la musica o con il cinema. Possiamo sostenere che il file sharing abbia ucciso il mercato discografico o cinematografico? La risposta è no, non lo ha ucciso ma lo ha innovato. Quanti di noi oggi sono iscritti a servizi di streaming a pagamento come Spotify, Netflix, Deezer e tutti gli altri in circolazione?
Innovare vuol dire trasformare qualcosa introducendo elementi di novità. Vuol dire guardare le cose da un'altra prospettiva. Innovare vuol dire modificare le nostre abitudini, illuminando nuove strade, in grado di portarci verso luoghi oggi invisibili. Chi mai avrebbe potuto immaginare, 15 anni fa, di poter ascoltare il repertorio musicale di oltre 5 secoli a soli 9,99 euro al mese?
Non tutte le categorie sono così predisposte all'innovazione. Penso alle professioni intellettuali, alle centinaia di migliaia di avvocati, commercialisti e consulenti in genere, che alimentano il tessuto sociale italiano e che presentano ancora ampi margini di innovazione.
Spesso la tecnologia digitale viene offerta a questi professionisti come qualcosa al pari di un elisir di lunga vita, come un qualcosa di miracoloso, capace di risolvere tutti i mali che affliggono queste categorie di lavoratori. È tutto falso! Il digitale non è la soluzione ma è solo il tramite, è soltanto uno strumento che oggi - senza dubbio più di ogni altro - favorisce l'innovazione, agevola il cambiamento.
L'innovazione è nei processi, è nella modalità nuova con cui possiamo fare ciò che da anni svolgiamo in altro modo. Innovare vuol dire modificare come interagiamo con gli altri, siano essi amici o clienti. Innovare vuol dire modificare il modo in cui comunichiamo le nostre competenze - per tornare all'esempio delle professioni intellettuali - e possiamo innovare la nostra professione soltanto se siamo pronti noi stessi, prima di ogni altra cosa, ad accogliere il cambiamento, che arrivi attraverso uno smartphone o chissà quale altro strumento, da qui ai prossimi 50 anni.
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Laureato in Discipline di Arti, Musica e Spettacolo all'Università di Bologna, ho fuso la mia formazione umanistica, con una crescita professionale orientata verso il digitale. Le competenze acquisiste con studio ed esperienza, mi hanno dato l'opportunità di lavorare in diversi ambiti che a vario titolo hanno a che fare con il digital marketing: ormai nei ritagli di tempo ma mi occupo ancora di programmazione; ho vissuto da protagonista la comunicazione, tanto nella trincea dell'ufficio stampa quanto nell'advertising più commerciale. Mi piace essere in prima linea nella parte più operativa delle campagne digitali, ed ho avuto incarichi da formatore a beneficio di piccole e grandi aziende. Tutto questo mi ha restituito una visione molto ampia di ciò che concerne questo rivoluzionario mondo che è la rete. Oggi sono COO per Know How, ho contribuito a svilupparne l'idea, e posso dire senza dubbio che si tratta della mia esperienza professionale più bella, ma anche la più complessa. Del resto si dice che dove non c'è fatica non sia reale godimento