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Il contenuto sei tu: come valorizzare il proprio lavoro

Il contenuto sei tu: come valorizzare il proprio lavoro

Oggi il Content Marketing rappresenta una nuova modalità per comunicare la propria presenza sul web, per distinguerci da tutti gli altri raccontando non solo delle nostre competenze ma anche della nostra unicità, di come questa influisce sulle nostre scelte professionali.



Alzi la mano chi non ha mai buttato un occhio tra le recensioni di un e-commerce prima di fare un acquisto! Credo che nessuno possa vantare un primato di questo genere. Cosa hanno in comune le recensioni su un E-Commerce ed un articolo che auspica di trattare il tema del content marketing applicato alle professioni intellettuali? Ha senso parlare dell'uno confrontandolo con l'altro, essendo due settori profondamente diversi? Dipende tutto da dove si osservano le cose.

Non starò qui a spiegare il significato di content marketing, né darò indicazioni su come farlo: su quest'ultimo tema, in rete, troverete migliaia di articoli che dettagliatamente illustrano i tanti modi per realizzare contenuti di qualità, blogger che spiegano quali foto utilizzare, consulenti di web marketing che evidenziano l'importanza delle infografiche o la diffusione delle keywords nel testo e che vi parleranno della miglior copy strategy. Lo scopo di questo breve intervento è rivolgermi a chi ha già un minimo di conoscenza del tema ma per qualche motivo non ha mai fatto pratica e non sta nemmeno pensando di farlo.

Per capire l'importanza di questa tipologia di attività si potrebbe partire da qualche fiducioso numero statistico. Invece no, preferisco affrontare la questione concentrando l'attenzione su di voi, sulla vostra storia.

Ognuno porta con se un bagaglio di esperienze acquisito durante il proprio vissuto. Ci sono esperienze che sono strettamente correlate con ciò che facciamo ma ve ne sono tante che non hanno nulla a che vedere con la professione che svolgiamo e che abbiamo acquisito fin da bambini, con i primi giochi. Tutto l'insieme di questo bagaglio rappresenta il nostro "unicum"; ogni singola esperienza vissuta, una volta traslata nell'esercizio quotidiano della nostra professionalità, esprime quegli elementi distintivi che ci fanno sentire diversi rispetto ai nostri colleghi, non dico migliori o peggiori ma sicuramente diversi, unici.

Ecco, io credo che questi pochi concetti - più di qualsiasi numero - siamo più che sufficienti a motivare l'idea che la scelta di fare content marketing è una scelta giusta. Produrre contenuti da offrire alla lettura degli utenti ci permette di esprimere le nostre competenze, di veicolare verso l'esterno ciò su cui esprimiamo al meglio le nostre potenzialità o semplicemente diversi rispetto ad altri, quindi esprimendo la capacità di saper affrontare un problema in maniera nuova, con soluzioni non standardizzate. Il content marketing diventa quindi uno strumento per trasmettere ad altri interlocutori il nostro know-how, potendo raccontare loro la nostra storia, la nostra unicità. Non aprirsi a questi canali vuol dire negare a se stessi la possibilità di esprimere il proprio valore.

Eppure, ancora esiste una certa diffidenza verso questi strumenti di comunicazione. Per quale motivo avventurarsi nella produzione di contenuti resta un ostacolo così difficile da superare? Io credo che i limiti siano esclusivamente dentro di noi, e ve ne sono di molteplici: il caso più diffuso è quello del professionista che non ha tempo di dedicarsi alla comunicazione dei propri contenuti. Siate sinceri almeno con voi stessi: siete puntualmente tutti troppo impegnati per dedicarvi a qualcosa che sia al di fuori della vostra agenda. Avevo un amico con cui chattavo praticamente tutti i giorni su Watshapp. Un giorno si è iscritto all'albo dei commercialisti. Da allora il suo status è diventato "non disturbare, sono troppo impegnato".

Voi che siete sempre troppo impegnati, avete mai provato a guardare la cosa da un altro punto di vista? Avete mai provato a dire alla vostra clientela "Mi dispiace, ma sono troppo impegnato per farti sapere che ho portato a casa un importantissimo deal grazie al mio specifico know-how". Lo trovate plausibile?

Accanto a quello "troppo impegnato", siede il professionista "troppo successo" che dopo i tanti lavori con aziende di caratura nazionale, si sente oramai prossimo alla santificazione e quindi distante dalle sciocchezze della vita terrena. Vi lascio qualche link, per fare un po' di sana riflessione interiore: il blog di Bill Gates https://www.gatesnotes.com, l'account twitter di Elon Musk https://twitter.com/elonmusk e il profilo Instagram di Jeff Bezos https://www.instagram.com/jeffbezos.

Torniamo seri. Uno dei motivi più comuni e concreti, invece, è quello di chi non si sente capace a gestire le nuove sfide offerte dal digitale. Questo è il caso più interessante, perchè in realtà è frutto di una visione distorta del digitale in senso assoluto ed in maniera più specifica del fare content marketing, che per motivi di semplificazione viene spesso e volentieri associato all'avere un blog su cui pubblicare articoli a propria firma. Il content maerketing è anche questo ma non solo. Non avrei fatto tre esempi, assai diversi, di gestione della comunicazione della propria persona in rete, se non fosse così.

L'idea del blog come luogo privilegiato dove pubblicare contenuti - e dove fare content marketing - poteva essere valida fino a 20/15 anni fa. Oggi non ha più alcun valore. Oggi i contenuti sono dovunque, non ci sono più confini, non esistono luoghi privilegiati: tutti gli ostacoli sono caduti, ognuno di noi ha accesso a centinaia di migliaia o milioni di contenuti - come lettore - ed a svariate tipologie di strumenti digitali - come creatore di informazioni.

Oggi, fare contenuti, vuol dire pubblicare Stories su Instagram, articoli sul blog o rispondere ad un topic su di un forum. Fare contenuti vuol dire fare l'upload di foto su Pinterest, scrivere la propria recensione su TripAdvisor o partecipare ad una conversazione su Facebook, e non dimentichiamo i brevissimi Post di Tumblr oppure i 280 caratteri di Twitter. 280!!! Non potete dire alla vostra clientela di non aver trovato tempo per scrivere duecentottanta caratteri!

Insomma, i contenuti sono ovunque. Basta solo scegliere. Ogni volta che mettiamo gli altri in condizione di fare esperienza su qualcosa che ci riguarda, ogni volta che diamo alle persone gli strumenti per meglio scegliere ciò che stanno cercando, allora stiamo producendo contenuti e stiamo facendo content marketing. La prospettiva, allora, è assai diversa da quella che comunemente si crede. L'offerta di strumenti e piattaforme su cui (attraverso cui) fare content marketing è praticamente illimitata. Il non dedicarsi al content marketing è sempre una scelta personale e non può essere demandata ad altri, oppure alla poca conoscenza tecnologica o al poco tempo. Se decidete di chiudervi al content marketing siete voi che state scegliendo di non fare, di non valorizzare la vostra competenza, il vostro sapere, il vostro lavoro.

Quale indicazione possiamo raccogliere alla fine di questo articolo? Scegliete di fare e fatelo in base alle vostre inclinazioni. Io ho sempre odiato il limite striminzito dei 280 caratteri di Twitter. Le stories di Instagram non fanno per me. Ho sempre preferito la traumatica pagina bianca, ma ampia, di un blog. Qualcun'altro la penserà esattamente al contrario di come la vedo io. E sarà altrettanto giusto. Non esiste un mezzo più efficace di un altro ma soltanto il mezzo più adatto alla vostra personalità. Scegliete quello, e rendeteci partecipi dei vostri contenuti, della vostra storia.

Oggi l'esperienza che ciascuno di noi fa sul web è sempre strettamente legata a quella degli altri utenti. Ognuno condivide la propria esperienza e tutti ci alimentiamo a vicenda per meglio guidare le nostre scelte. Si tratta di un concetto piuttosto banale, anche facilmente condivisibile. Torno dove ho iniziato: chi di voi non ha scelto, almeno una volta, un prodotto rispetto ad un altro, in base alla lettura delle recensioni? Che motivo abbiamo di credere che ciò possa essere diverso nella scelta di un professionista? Scorrendo i profili di un avvocato, scegliereste quello con decine di feedback o quello senza? In un elenco di commercialisti vi cattura maggiormente il profilo di chi ha la foto ed una bella biografia professionale o quello di chi ha tutto vuoto? Vi si noterà di più se ci siete su Facebook o se non ci siete?

Perchè ho scelto quest'immagine di copertina? Perchè mi sembrava rappresentativa di un concetto che per lo più tendiamo ad ignorare, vale a dire di come nella vita di ciascuno di noi, ogni esperienza, anche la più remota e quella apparentemente più insignificante, tornerà un giorno a caratterizzare la nostra professionalità, il nostro vissuto quotidiano.

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L'autore
  • alex-di-nunzio-1-2021-05-21_16-25-58-foto-profilo-know-how.jpg
    Consulente di Marketing  Reply

    Laureato in Discipline di Arti, Musica e Spettacolo all'Università di Bologna, ho fuso la mia formazione umanistica, con una crescita professionale orientata verso il digitale. Le competenze acquisiste con studio ed esperienza, mi hanno dato l'opportunità di lavorare in diversi ambiti che a vario titolo hanno a che fare con il digital marketing: ormai nei ritagli di tempo ma mi occupo ancora di programmazione; ho vissuto da protagonista la comunicazione, tanto nella trincea dell'ufficio stampa quanto nell'advertising più commerciale. Mi piace essere in prima linea nella parte più operativa delle campagne digitali, ed ho avuto incarichi da formatore a beneficio di piccole e grandi aziende. Tutto questo mi ha restituito una visione molto ampia di ciò che concerne questo rivoluzionario mondo che è la rete. Oggi sono COO per Know How, ho contribuito a svilupparne l'idea, e posso dire senza dubbio che si tratta della mia esperienza professionale più bella, ma anche la più complessa. Del resto si dice che dove non c'è fatica non sia reale godimento

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