I giochi da tavolo sono un intrattenimento intelligente per chi ne fruisce è un’ottima opportunità di impresa per chi decide di produrli. Il mercato gode di ottima salute, perciò se stai cercando un settore in cui investire il tuo tempo e il tuo denaro, questo articolo potrebbe interessarti.
Recentemente ho scritto un articolo sulla possibilità di fruire del credito d’imposta per le spese finalizzate alle ricerche di mercato. Mi sembrava un argomento interessante in quanto trattasi di un tipo di analisi fondamentale per tutti gli aspiranti imprenditori che desiderano investire nella fondazione di una nuova attività.
Torno sull’argomento del fare impresa con un articolo che vuole offrire uno spunto di riflessione su un settore adatto per un investimento delle proprie risorse. Ci sono innumerevoli settori tradizionali in cui è possibile avviare una nuova attività d’impresa ma se stai cercando qualcosa di veramente profittevole, l’unica soluzione è guardare ai mercati emergenti. Uno di questi è certamente quello dei giochi da tavolo.
In rete è possibile trovare numerosi articoli che narrano di quanto il mercato dei giochi da tavolo stia vivendo una stagione particolarmente fortunata ma riuscire a confermare questa narrazione con dati oggettivi è una sfida che lancio a tutti i lettori.
In effetti ricerche, analisi di mercato e statistiche che consentono di avere una panoramica dettagliata sia sul mercato globale che su quello nazionale sono una merce rara e il motivo, con buona probabilità, è nel fatto che questo settore da anni (avrei potuto scrivere da sempre) è relegato negli spazi più bui dell’intrattenimento: come se da una parte vi fossero aziende che producono ma dall’altra nessuno che acquista. La realtà è molto diversa.
Leggendo i pochi numeri disponibili, già ci si rende conto di come le cose stanno in altro modo, e per avere conferma è sufficiente ampliare l’analisi guardando anche laddove non sembrerebbero esserci dei dati significativi.
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Ad oggi, la ricerca più interessante disponibile in rete, a cui la maggior parte dei media fanno riferimento, è quella condotta da Grand View Reserach (GVR), una società di consulenza e ricerca che fa base a San Francisco, in California. Non è un caso, visto che gli Stati Uniti, come nazione, sono il più importante mercato dei giochi da tavolo. Su base continentale, invece, è l’Asia ad avere la quota di mercato più grande con il 34,5%. A trainare il continente asiatico sono nazioni come Giappone, Cina e India.
GVR ha realizzato uno studio che ha interessato i principali mercati mondiali. Hanno preso in considerazione anche l’Europa insieme a una parte di America Latina e Medio Oriente. Ciò che è emerso, in linea con il resoconto disponibile sui media online, è uno stato di salute a dir poco ottimo. Vediamo qualche numero.
L’anno di analisi è il 2018 e il periodo preso in considerazione come riferimento di comparazione è il biennio 2015 – 2017. Nel 2018, il valore del mercato dei giochi da tavolo è di circa 12 miliardi di dollari, dato confermato anche da una ricerca parallela di altra società. Tutti confermano il trend di crescita da qui al 2025, che dovrebbe chiudersi con un valore di 21,56 miliardi di dollari. Su questo dato bisognerà valutare il peso del recente lockdown: il settore dell’intrattenimento è quello che più di tutti è stato interessato da una spinta positiva. Certamente il discorso vale maggiormente per i videogame fruibili online, mentre sui giochi da tavolo (tradizionalmente si chiamano anche giochi di società) l’impatto è tutto da valutare.
C’è un dato molto interessante, ma soprattutto recente, reperibile in rete che riguarda Galaxus. La piattaforma svizzera, con oltre 1300 dipendenti, specializzata nella vendita online multiprodotto. L’Amazon di Zurigo, ha reso disponibili alcuni dati sulle vendite che fanno riferimento a febbraio 2020. Da questi dati emerge che la vendita di giochi da tavolo, sul loro portale, negli ultimi 5 anni è aumentata di 8 volte e che nel solo 2019 la crescita è stata superiore al 50% rispetto all’anno precedente. Un’analisi di base del target di vendita ci dice che la stragrande maggioranza degli acquirenti sono maschi di età compresa tra 30 e 39 anni, quindi la generazione dei Millenials, ovvero i nati tra il 1981 e il 1996. Questi dati sembrano trovare conferma anche dal venduto di altre nazioni come Inghilterra, Germania e Stati Uniti dove i tassi di crescita sono compresi tra il 15 e il 40%.
Se gli studi di settore sono così pochi a livello globale, figurarsi riuscire a trovare una fotografia del mercato nazionale. Tuttavia, ho provato a mettere insieme qualche dato. In Europa le nazioni in cui si gioca di più, e dove il mercato è anche più sviluppato, sono la Germania, la Francia e la Gran Bretagna. Di seguito viene l’Italia, la cui creatività risulta molto apprezzata come testimoniato dai premi incassati a livello internazionale e dalle quote di esportazione che conoscono una crescita considerevole.
Uno dei pochi dati sul fatturato fa riferimento al 2015 quando il mercato valeva circa 20 milioni di euro. Altre ricerche confermano il dato e sottolineano come tra il 2010 e il 2020 il fatturato sia quadruplicato, confermando implicitamente un trend in crescita anche attraverso i dati delle vendite che vedono un +15% nel 2018 rispetto all’anno precedente e un incredibile +50% nel medesimo periodo per quanto riguarda l’export. Ovunque si guardi, non emergono dati in segno negativo.
Ad Essen, la più importante fiera di settore, nel 2019 sono arrivate circa 200.000 persone da tutto il mondo, mentre gli editori riuniti sono stati oltre 1200. L’edizione 2019 di Lucca Comics & Games ha fatto registrare la vendita di 270.000 mila biglietti sul totale di 5 giorni di eventi e dimostrazioni, mentre l’ultima edizione del Modena Play ha fatto registrare circa 44.000 visitatori. Numeri che testimoniano un certo interesse da parte dei consumatori italiani.
In Italia, il settore dei giochi è identificato dal codice Ateco 32.40.10, che riunisce tutte le aziende che si occupano di:
La categoria è piuttosto larga, riunendo aziende che si occupano di attività anche molto differenti tra di loro. Non a caso, per tutte le aziende riunite nel medesimo codice, il rischio sicurezza è considerato “Molto Alto” nonostante la produzione di giochi in scatola e giochi di carte non necessita di chissà quali macchinari.
Che l’interesse nei confronti del prodotto “giochi” sia in crescita lo testimonia anche la recente proposta del First Playble Fund di cui si è parlato anche su questo blog. Si tratta di un fondo che dovrebbe sostenere gli investimenti dell’industria italiana del videogioco, arretrata rispetto alle altre nazioni nonostante la qualità della creatività sia alta. La proposta di questo fondo ha generato un acceso dibattito tra favorevoli e contrari, a dimostrazione di come la cultura d’impresa nel settore dei videogiochi sia ancora molto lontana da quella degli altri paesi. Questo dovrebbe bastare a spiegare il motivo della nostra arretratezza. Se il First Playble Fund rappresenta il primo tentativo (il nome non lo hanno scelto a caso) di un fondo dedicato all’industria del videogioco, inutile dire che gli aspiranti imprenditori di giochi da tavolo e di carte dovranno attendere ancora un po’ prima di ottenere un’attenzione di simile portata.
Se è difficile fare affidamento sui finanziamenti statali, una valida alternativa può essere quella del prestito sociale. Questo è un altro ambito da tenere sotto osservazione per farsi un’idea sulle condizioni di salute di questo mercato molto specifico.
Per farsi un’idea se sia economicamente vantaggioso investire nel settore dei giochi da tavolo, uno sguardo vale darlo anche al mondo degli investimenti condivisi. Per chi non ha dimestichezza, è bene sapere che esiste un modo nuovo di finanziare le idee innovative da sviluppare in attività d’impresa a tutti gli effetti. Sto parlando delle piattaforme di crowdfunding, per il finanziamento collettivo.
Non entro nel merito del crowdfunding ma è bene sapere che tra queste piattaforme e il finanziamento collettivo di giochi da tavolo esiste un rapporto che si potrebbe definire privilegiato, di vero amore. Almeno stando ad una fotografia scattata nel 2018. In quell’anno, infatti, la categoria dei giochi da tavolo è stata quella che ha raccolto la maggiore quantità di investimenti. Questa tendenza è stata registrata da gennaio 2018 ad aprile 2019, ben 15 mesi di supremazia a discapito di categorie con molto più appeal quali videogiochi, app e accessori tecnologici.
Nel 2018 Kickstarter, una delle principali piattaforme di crwodfunding, ha raccolto l’incredibile cifra di 443 milioni di dollari, di cui ben 162 (il 37% dell’intera raccolta) sono arrivati grazie alle richieste di finanziamento dei 13200 progetti di gioco da tavolo caricati sulla piattaforma. Visti i numeri attesi da qui al 2025, è molto alta la probabilità che le cose negli ultimi 12 mesi abbiano osservato la medesima tendenza.
Ho riunito un po’ di numeri che mi pare permettono di fare qualche riflessione concreta sulla convenienza nell’investire in giochi da tavolo, di carte o giochi di ruolo. Ogni investimento non può generare un profitto certo, perché le variabili sono tantissime e non riguardano solo motivi esterni che si riferiscono al mercato. C’è la capacità imprenditoriale della persona, la creazione del team giusto e moltissimo ancora. Tuttavia, l’importanza di uno strumento come l’analisi di mercato è quella di eliminare qualche variabile, almeno tra quelle oggettive, se così si può dire.
I dati che ho raccolto mi pare che siano sufficienti per fare qualche riflessione; in ogni caso dimostrano con ragionevole certezza che il mercato è profittevole, almeno nel medio termine, e che dovrebbe esserlo ancora più a lungo di quanto ipotizzato nella ricerca di GVR e il motivo è molto semplice: cambio generazionale.
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Laureato in Discipline di Arti, Musica e Spettacolo all'Università di Bologna, ho fuso la mia formazione umanistica, con una crescita professionale orientata verso il digitale. Le competenze acquisiste con studio ed esperienza, mi hanno dato l'opportunità di lavorare in diversi ambiti che a vario titolo hanno a che fare con il digital marketing: ormai nei ritagli di tempo ma mi occupo ancora di programmazione; ho vissuto da protagonista la comunicazione, tanto nella trincea dell'ufficio stampa quanto nell'advertising più commerciale. Mi piace essere in prima linea nella parte più operativa delle campagne digitali, ed ho avuto incarichi da formatore a beneficio di piccole e grandi aziende. Tutto questo mi ha restituito una visione molto ampia di ciò che concerne questo rivoluzionario mondo che è la rete. Oggi sono COO per Know How, ho contribuito a svilupparne l'idea, e posso dire senza dubbio che si tratta della mia esperienza professionale più bella, ma anche la più complessa. Del resto si dice che dove non c'è fatica non sia reale godimento