La soluzione per un'azienda in crisi non è solo il licenziamento e la fine dell'attività. Una valida alternativa, molto più coraggiosa, è il Workers BuyOut. Cosa indica questa espressione? Perchè è utile per salvare le aziende dalla chiusura? Qual è la normativa di riferimento? Come funziona?
In Italia si parla ancora molto poco di Workers BuyOut, quanto in realtà è una pratica ormai consolidata che ha ricevuto ulteriore spinta a causa della difficile situazione economica che da anni viviamo su tutto il territorio nazionale, e che la pandemia da Coronavirus non ha fatto altro che enfatizzare ulteriormente.
Si tratta di una modalità imprenditoriale nata negli Ottanta negli Stati Uniti. Attraverso questa pratica, i lavoratori di un’impresa, perlopiù imprese in difficoltà, si impegnano nel salvataggio dell’azienda e quindi dei posti di lavoro, costituendosi in cooperativa e acquisendone l’intera proprietà o parte di essa. I lavoratori, quindi, cessano di essere semplici dipendenti ma diventano anche imprenditori.
In Italia la prima forma di WBO (acronimo di Workers BuyOut) si registra nel 1983 con le Ceramiche Livorno e la costituzione della Cooperativa Ceramica Industriale Livorno. Fino ad oggi, il WBO ha permesso di mantenere in vita oltre 350 aziende, garantendo la salvaguardia di oltre 15.000 posti di lavoro.
Il percorso per l’applicazione del WBO segue un iter molto specifico ed è definito da tappe obbligatorie. Si tratta di fasi fondamentali perché consentono di capire, con anticipo, quali saranno le prospettive future dell’azienda e quindi aiutare i dipendenti verso una trasformazione del modo di concepire il proprio lavoro e l’azienda stessa. Affinché si possa verificare il WBO è necessario, innanzitutto, che l’azienda sia in crisi o che, per qualche motivo, sia impossibilita al proseguimento dell’attività. A questo punto diventa importante, valutata la possibilità per i dipendenti di subentrare nella proprietà dell’azienda, prendere contatto con una guida sul territorio per la transizione fermo la forma cooperativa. Gli step successivi prevedono:
Come accennato in precedenza, si deve verificare prima l’impossibilità per l’azienda di poter proseguire il ciclo di vita. I casi in cui diventa plausibile l’applicazione del WBO sono essenzialmente 3:
Vuol dire che per qualche motivo non esiste la possibilità di passare la guida dell’azienda ad una persona che si possa considerare di fiducia oppure che abbia le competenze necessarie per la sua gestione. Un esempio potrebbe essere un imprenditorie senza eredi o comunque senza eredi capaci di gestire una certa attività. Da quest’ultimo punto di vista è evidente che i dipendenti, per via del know how acquisito come lavoratori, siano i primi a conoscere le dinamiche dell’azienda presso cui lavorano. L’approfondita conoscenza dell’azienda da parte dei dipendenti, del resto, è uno dei motivi di successo del Workers BuyOut.
Certamente. La prima legge, Legge Marcora, è del 1985. A questa hanno fatto seguito altre leggi integrative che hanno ampliato le possibilità, le agevolazioni e le tutele a sostegno del WBO.
Cooperazione Finanza Impresa, il cui acronimo è CFI, è una società partecipata del Ministero dello Sviluppo Economico, fondata nel 1986 all’indomani della Legge Marcora. Lo scopo delle CFI è quello di promuovere lo sviluppo delle Cooperative anche mediante la partecipazione nel capitale sociale delle imprese e comunque svolge sia un lavoro di sostegno finanziario che di orientamento nell’applicazione del WBO.
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