Un po’ imprenditore, un po’ consulente aziendale: è il Temporary Manager. Di cosa si occupa questo professionista? Quali studi è necessario fare? Quando guadagna un Temporary Manager? In quali tipologie di aziende è possibile trovarlo? Anche le PMI possono affidarsi ad un Temporary Manager?
Certo che a scrivere “nuova professione” per una figura di cui si parla già dalla seconda metà degli anni Ottanta del secolo scorso non ci facciamo una bella figura, tuttavia è pur vero che i paesi anglosassoni hanno recepito molto prima dell’Italia l’importanza di questa professionalità, quindi non deve stupire se ancora oggi il Temporary Manager possa essere annoverato come una novità per il mercato del lavoro.
Diciamo che nel nome è scritta l’essenza di questa figura. Si tratta di un professionista chiamato a coprire un ruolo dirigenziale temporalmente limitato, circoscritto ad uno specifico progetto oppure alla risoluzione di un problema, più o meno complesso ma molto ben definito. La sua professionalità sarà spesa sia per le gestione temporanea di un’intera azienda che di uno specifico comparto. Quindi potremo avere un manager a chiamata solo per il settore delle vendite, per la gestione delle risorse umane o per l’amministrazione dell’intera società. Sicuramente è un ruolo di grande responsabilità.
No, si tratta di una similitudine superficiale che tede a confondere, benchè il percorso formativo possa essere del tutto identico. Ciò che cambia è l’approccio. Il Consulente Aziendale, infatti, lavora al fianco dell’imprenditore, supportandolo con le migliori decisioni di carattere economico, finanziario, gestionale. Il Consulente Aziendale mette in campo tutta la propria esperienza ma sempre operando come consigliere che affianca l’imprenditore, al quale resta sempre l’ultima scelta. Il Temporary Manager, invece, entra di diritto nell’azienda, ricevendo incarichi, deleghe e assumendosi una piena responsabilità data dalla gestione diretta: è lui che decide la migliore strategia ed opera secondo le proprie scelte. Volendo semplificare potremmo dire che il Temporary Manager riunisce in un’unica persona la figura del consulente e dell’imprenditore.
Attualmente non esiste un percorso formativo universitario dedicato a questa figura, quindi la formazione può avvenire o tramite un master di specializzazione post laurea, oppure laddove vi siano dei corsi avviati all’interno di percorsi tradizionali. Al di là di ciò, sicuramente studi in ambito economico sono quelli più adatti per la costruzione di questa professionalità. Tuttavia è bene anche precisare che si tratta di una figura che deve molto ad un percorso di crescita personale fatto di grande esperienza sia come Consulente che come imprenditore.
In linea teorica questo è possibile ma si tratta di una situazione che tradisce integralmente la natura di questo professionista: solitamente si tratta di una persona poco incline a legarsi a situazioni in maniera stabile a lungo termine, ama confrontarsi con le situazioni più disparate perché è abituato ad accettare le sfide che possono nascere dalle caratteristiche di ogni singolo progetto, tant’è che solitamente tende anche a lavorare contemporaneamente su almeno due progetti.
Non è da sottovalutare il ruolo chiave della distanza dal progetto. Un Temporary Manager viene chiamato proprio perché non essendo coinvolto completamente nelle dinamiche di un’impresa riesce ad affrontare i problemi con più lucidità di quanto possa fare una persona coinvolta al 100%.
Più che di requisiti, sarebbe corretto parlare di competenze, di attitudini ed esperienza. Il Temporary Manager, dovendo assumere un incarico dirigenziale, dovrebbe avere competenze, anche minime, in tutti i settori che caratterizzano una storia aziendale. Questo spiega anche il motivo per cui è così importante l’esperienza, confermata anche da una recente ricerca condotta su scala europea: il campione di 13.000 Temporary Manager era costituito per il 74% da persone over 50.
Non c’è nulla che lo vieti, il discorso semmai va affrontato sulla disponibilità economica. Si tratta di una professione che ha dei compensi molto alti ed è per questo che tende a lavorare per aziende di medie o grandi dimensioni, con un fatturato che di solito non è inferiore ai 20 milioni di euro. C’è da tenere conto che il compenso atteso, sua base giornaliera, non è mai inferiore a 600 euro, per il 42% dei casi, e non è inferiore a 1000 per quasi il 30%.
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