Quando si percepisce una pensione estera, il quadro non è mai sufficientemente chiaro. Il motivo è semplice: da un lato vi sono le norme del paese che eroga e dall’altro le norme fiscali del paese in cui si risiede che, si presuppone, sia l’Italia
La normativa fiscale del paese di residenza non comporta grandi problemi, essendo sempre lo stesso. Ciò che varia, invece, è il paese erogante, con cui l’Italia può avere oppure no delle convenzioni o degli accordi particolari. Inoltre, sono da considerare anche le differenze tra paesi Europei, paesi Extra Europei e paesi appartenenti all’UE.
Partiamo, in ogni caso, dalle definizioni. Che cos’è una pensione estera? Può sembrare ovvio ma è sempre ben ribadirlo. Si definisce una pensione estera, un trattamento previdenziale corrisposto a un residente italiano da parte di uno Stato estero per via di lavori prestati in quello stesso Stato.
La domanda potrebbe sembrare banale e sottendere una risposta ovvia, eppure non è così. Certamente ogni pensione estera va dichiarata, eppure vi sono delle circostanze che rappresentano un’eccezione. Infatti non è necessario dichiarare la pensione estera se si tratta di:
È quella situazione che si verifica nel caso di doppia imposizione sulla pensione estera. Le imposte pagate in più possono essere recuperate in fase di dichiarazione dei redditi.
Sono quei casi in cui la pensione viene tassata sia dal paese erogante che da quello in cui si risiede. Per ovviare a questi problemi lo Stato solitamente stabilisce delle convenzioni.
Abbastanza semplice: sono pubbliche quelle pensioni erogate direttamente dallo Stato o da qualche Ente pubblico per suo conto. Sono private quelle pensioni erogate da enti non statali, come assicurazioni, banche o altri soggetti non di natura pubblica.
Attualmente lo Stato italiano ha stabilito le seguenti convenzioni:
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