È sempre molto sentito il tema delle tasse capital gain, soprattutto dopo che la legge di bilancio 2002 ha innalzato la precedente aliquota del 20%, portandola fino al 26%, ovvero quasi un terzo del guadagno realizzato. Il recente Decreto Sostegni Bis ha introdotto un'altra novità.
È importante partire dalle definizioni, perché ci permette di capire qual è il nostro ambito di movimento. Capital Gain non è altro che l’espressione anglosassone per identificare il nostro concetto di plusvalenza. Come è noto, la plusvalenze (ovvero la differenza tra ciò che ho investito e ciò che ho guadagnato) sono soggette a tassazione da parte dello Stato. La tassazione, forse è superfluo ricordarlo, si applica esclusivamente quando il capital gain risulta positivo.
In verità non è mai possibile evitare questo genere di tassa, a meno che non si verifichi una condizione particolare che consente di ottenere delle agevolazioni. Questo è il caso fissato con l’articolo 14 del recente Decreto Sostegni Bis. Infatti, in virtù della particolare congiuntura negativa a livello economico, il Governo italiano ha stabilito che il capital gain, o se preferisci la plusvalenza, derivante da una futura cessione di partecipazioni al capitale di startup innovative non sono soggette a imposizione, ovvero non si possono tassare.
È necessario che siano rispettati i seguenti requisiti:
Sì è vero. Nello specifico è possibile ottenere l’esenzione anche per il capital gain derivante da medesimi investimenti di cui ai precedenti quesiti ma a favore di PMI innovative. Inoltre sono agevolabili anche le plusvalenze definite nell’articolo 67lettera c e c bis del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TIUR). Anche in questi casi valgono i medesimi requisiti già visti in precedenza, in particolare preme ricordare la necessità che gli investimenti siano effettuati esclusivamente da privati.
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