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La ristrettezza economica delle famiglie si fa sentire mentre il virus si insinua silenziosamente

La ristrettezza economica delle famiglie si fa sentire mentre il virus si insinua silenziosamente

L'impatto devastante che il Covid sta determinando, è di natura trasversale in quanto coinvolge, oltre ai ceti più deboli già in povertà, anche la vasta platea di lavoratori a reddito medio-basso, per cui l'assenza di reddito anche per un solo mese, può determinare grossi disagi.



Secondo l’analisi della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, rispetto ad una platea di oltre 22,4 milioni di occupati, nel mese di marzo 2020 quasi 9,5 milioni (pari al 42,2% del totale) sono stati impossibilitati a lavorare per via della sospensione delle attività economiche.

Il 39% di questi lavoratori costretti a casa, per le chiusure settoriali disposte dal governo o dalla carenza di domanda di servizi (ad esempio turistici), attualmente vive in una famiglia monoreddito. Si tratta di un totale di 3,7 milioni di persone.

Dati preoccupanti, soprattutto se si considera che ben il 47,7% dei lavoratori dipendenti dei settori “che hanno chiuso” guadagna meno di 1.250 euro mensili, e il 24,2% si trova addirittura sotto la soglia dei 1.000 euro

La chiusura dei comparti manifatturieri disposti dal blocco delle attività produttive ha penalizzato tanta parte di lavoro artigiano e operaio (si pensi all’edilizia, ma anche alle tante piccole imprese artigiane sparse sul territorio); la serrata del commercio, in aggiunta, ha interessato soprattutto commercianti e addetti alle vendite. Insomma, la base occupazionale che più è stata toccata dalle sospensioni è stata proprio quella a più basso reddito e qualificazione.

Chi ha potuto contare sulla continuità lavorativa tramite smart working (solo il 17,2% dei dipendenti) sono stati soprattutto i lavoratori della conoscenza, impiegati e quadri di aziende pubbliche e private, professioni a più alta qualificazione, che vantano titoli di studio e redditi più elevati. 

La sospensione del reddito ha messo in grande difficoltà anche quella vasta platea di famiglie abituata a gestire con grande oculatezza il proprio bilancio mensile ma che non può contare su una riserva di risparmio sufficiente a garantire la copertura da eventuali rischi o emergenze come l’attuale.

Secondo l’ultima rilevazione della Banca d’Italia sulle famiglie italiane, una famiglia con capofamiglia operaio dispone in media di 2.815 euro di risparmi, contro gli 8.355 degli impiegati e 10.275 di un lavoratore autonomo.

Una riserva del tutto insufficiente a fronte di una spesa media annua in consumi (tra beni durevoli e non) di circa 20.748 (ovvero 1.729 al mese). Senza contare mutui e rate da pagare.

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L'autore
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    Consulente Aziendale  Reply

    Fondatore e CEO di Know How, Vincenzo Ciulla è laureato in Economia e Commercio alla "Cattolica di Milano". Esperto in risanamento di imprese operanti nei settori agro-industriale, lusso, immobiliare, gdo. Inizia la propria carriera in Price Water House Coopers Spa di Milano dedicandosi prima alla revisione contabile di aziende quotate, poi al Transaction Services. È stato responsabile M&A di un fondo di private equity di diritto belga. È stato co-fondatore di Ferax Merchant Spa, specializzata nelle attività di turnaround. È stato Amministratore Delegato della Lazzaroni & C. Spa e della Sapori Italia Srl. Nel 2009 fonda Korion, società specializzata nella consulenza straordinaria di impresa, di cui è amministratore unico. Nel 2016 fonda la Fuddria Srl con cui inizia l'avventura di Know How.

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