Qualche settimana fa abbiamo parlato dell’IVAFE, raccogliendo la sollecitazione di alcuni utenti che ci avevamo chiesto delucidazione in merito alla tassazione dei loro prodotti finanziari detenuti all’estero. Torniamo sull’argomento per sottolineare alcune novità.
Prima di entrare nel merito della questione, è bene ricordare di cosa parliamo quando trattiamo l'argomento IVAFE, visto che potrebbe interessare anche cittadini che ne ignorano completamente l'esistenza pur dovendola pagare. l'IVAFE è l'acronimo di Imposta sul Valore Aggiunto dei prodotti Finanziari Esteri. Tradotto in un linguaggio più scorrevole, si tratta di una tassa che è dovuta sui prodotti finanziari detenuti all'estero e che appartengono a una di queste categorie.
Per quanto riguarda i prodotti finanziari, in maniera più esaustiva, sono soggetti a tassazione, le seguenti categorie:
Sono esenti dal pagamento della tassa, le polizze emesse da imprese di assicurazione estere operanti in Italia in regime di libertà di prestazioni, le attività estere fisicamente detenute da cittadini italiani, le quote di partecipazione in società estere non rappresentate da titoli, le stock option non cedibili.
L'imposta IVAFE è pari al 2 per mille del valore di mercato della quota detenuta, visto che quest'ultima può essere il 100% o una frazione di essa.
La novità più importante è l'estensione dell'imposta dovuta, che ora abbraccia anche gli enti non commerciali e le società semplici, in nome collettivo e in accomandita semplice, residenti in Italia, che sono tenuti agli obblighi di dichiarazione per gli investimenti.
Sì è vero.
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