Il Fondo per i rapporti dormienti è stato istituito nel 2010 d parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, e la gestione è stata affidata a Consap, che ha il compito di elaborare le domande dei cittadini italiani.
Si tratta di un fondo di salvaguardia, attraverso il quale la Consap può evadere quelle domande arrivate da parte di cittadini che reclamano il recupero di prodotti finanziari dormienti, ad esempio conti correnti su cui non sono state eseguite operazioni per un certo arco di tempo.
Ovviamente i titolari dei rapporti aventi a oggetto depositi di somme di denaro oppure di strumenti finanziari. Poi possono richiederlo anche gli eredi o comune gli aventi causa. Se la richiesta è su assegni circolari, anche in questo caso la richiesta può arrivare da parte degli ordinanti e dagli aventi causa.
È possibile presentare domanda senza alcun problema ma a patto che il richiedente sia munito di delega sia per presentare la domanda a nome di terzi, sia per incassare la somma. In quest’ultimo caso la delega dev’essere autenticata da un notaio oppure dagli uffici comunali competenti.
Preferibilmente per via telematica, accedendo al portale unico. Altrimenti è possibile inviare la domanda direttamente alla Consap tramite raccomandata postale. È importante che la domanda sia completa di tutto il necessario altrimenti non è possibile chiedere il rimborso.
Il rimborso non è possibile qualora ci si trovi nel caso di contratti di assicurazione vita, oppure nel caso di buoni fruttiferi postali non riscossi entro il termine di prescrizione decennale, in caso di beneficiari di assegni circolari che abbiano superato il tempo di prescrizione di 3 anni o, infine, nel caso di ordinanti di assegni circolari per cui sia sopraggiunto il termine di prescrizione di 10 anni.
Sì, anche per loro, qualora si tratti di conti dormienti, la prescrizione è di 10 anni.
Eseguendo un qualsiasi movimento sul conto, sia da parte dell’intestatario che da parte dei delegati.
Il conto diventa dormiente se non sono eseguite operazioni per almeno dieci anni. Vale ricordare che la legge non obbliga le banche e gli istituti finanziari in genere ad avvisare i legittimi possessori.
Diventano di proprietà dello Stato.
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