Una recente sentenza della Cassazione ha ribaltato il parere espresso dal MEF nel 2012 in merito al pagamento dell'IMU sulle doppi case intenstate a coniugi differenti. Quali sono le conseguenze della nuova decisione? Cosa ha stabilito la sentenza del 2020? E qual era l'orientamento?
Abbiamo affrontato più volte il tema dell’IMU applicato a due prime case possedute ciascuna da un coniuge. Torniamo sul tema per illustrare una sentenza della Corte di Cassazione, la numero 20130 del 24 settembre 2020, che ha ribaltato la tradizionale lettura di una situazione come quella di due coniugi, due prime case.
La recente sentenza della Cassazione ha stabilito che non va riconosciuta alcuna agevolazione qualora la famiglia risulti divisa, tra residenza principale e domicilio, in due immobili che insistono su due comuni diversi.
Prima di questa sentenza, si era espresso il Ministero dell’Economia e delle Finanze con la circolare n. 3 del 2012, e aveva stabilito che nel caso di componenti dello stesso nucleo familiare che hanno stabilito la residenza e la dimora abituale in due abitazioni che si trovano su due comuni differenti, era possibile considerare entrambi gli immobili come abitazione principale, con tutte le agevolazioni IMU che ne conseguono.
Il requisito è la reale esigenza di dover trasferire la dimora abituale altrove, ad esempio per cause di lavoro.
Innanzitutto l’impossibilità di usufruire dell’agevolazione IMU su più di una casa, inoltre la possibilità che gli enti territoriali procedano al recupero dell’IMU sull’abitazione posta in altro comune e su quella posta nel comune dove ha mantenuto la residenza la restante parte della famiglia.
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