Il Decreto Cura Italia del 17 marzo 2020, nell’articolo 62, si sofferma su alcune scadenze e sulla relativa sospensione o spostamento, a seconda della tipologia di tributo.
Numerose scadenze erano in prossimità di arrivo in queste settimane di agitazione a causa del Covid-19. Pensiamo, una su tutte, alla dichiarazione annuale IVA del 2020 per l’anno 2029, la cui scadenza naturale è fissata al 30 aprile.
Nel comma 1 il Decreto stabilisce immediatamente che per tutti i soggetti che abbiano domicilio fiscale oppure sede legale o sede operativa in Italia, sono sospesi gli adempimenti tributari con scadenza tara l’8 marzo e 31 maggio 2020, la cui nuova scadenza viene spostata al 30 giugno 2020.
Per le imprese che non abbiano un fatturato superiore ai 2 milioni di euro nel periodo di imposta precedente quello della sospensione, sono sospesi i versamenti di autoliquidazione che scadono tra l’8 marzo e il 31 marzo 2020 relativi a:
La sospensione sui versamenti IVA, precisa il Decreto, si applica a prescindere dal volume del fatturato qualora il soggetto sia domiciliato fiscalmente o abbia sede legale o operativa nelle province di Bergamo, Lodi, Cremona e Piacenza.
In tutti questi casi, i versamenti sono spostati al 31 maggio 2020 con possibilità di rateizzazione fino a 5 rate a partire dal mese di maggio 2020.
L’ultimo comma del Decreto si concentra sui soggetti con sede legale o domicilio fiscale in Italia che non abbiano avuto un fatturato superiore a 400.000 nel periodo d’imposta precedente l’uscita del Decreto Cura Italia. Per questi, sono sospese le ritenute d’acconto fino al 31 marzo 2020 a patto che non abbiano sostenuto spese per prestazioni di lavoro dipendente o assimilato.
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