I premi di risultato, che già godono di una tassazione agevolata, possono diventare ancora più convenienti se converti in previdenza complementare. Quali sono le agevolazioni fiscali? Che valore può essere dedotto dalle imposte sui redditi? Come si esercita la volontà? Cosa devo comunicare?
I premi di risultato sono da sempre particolarmente convenienti per rendere più interessante la busta paga dei lavoratori senza comprometterne la tassazione. Eppure esiste una situazione ancora più conveniente quando vi è la conversione dei premi di risultato in previdenza complementare.
Sono dei premi che l’azienda può decidere di erogare al raggiungimento di un particolare risultato utile per l’azienda stessa. In sostanza si tratta di compensi aggiuntivi che danno corpo alla busta paga del lavoratore ma con una tassazione agevolata rispetto al compenso tradizionale.
Sì è vero. Ed è proprio la tassazione ridotta ai fini IRPEF a rendere particolarmente interessante questa modalità di compenso aggiuntivo. Se, infatti, la tassazione ordinaria è fissata al 23%, nel caso dei premi di risultato questi sono tassati al 10%, e senza applicazione di addizionali.
Il valore massimo di premio che può soggetto all’aliquota agevolata è pari a 3000 euro annui.
Aver raggiunto almeno un obbiettivo incrementale rispetto a parametri economici fissati dall’azienda anche in base a eventuali accordi sindacali di secondo livello.
Sì è vero. Il lavoratore, in maniera libera e volontaria, può decidere di convertire tutti o parte dei premi di risultato in previdenza complementare, ovvero un fondo pensione alternativo e integrativo a quello che percepirà una volta andato in pensione. La scelta appare ancora più conveniente se analizzata dal punto di vista delle agevolazioni fiscali.
La conversione dei premi di risultato in previdenza complementare permette almeno due tipologie di vantaggi, a breve e a lungo termine. A breve termine, i versamenti fatti in previdenza complementari possono essere portati in deduzione dal proprio reddito fiscale imponibile fino a 5.164,57 euro annui. Questo è quanto succede nel regime ordinario. Se si convertono i premi di risultato in previdenza, allora è possibile aggiungere ulteriori 3000 euro alla cifra precedente, per arrivare a una deduzione di 8.164,57 euro annui.
Sì, per loro il limite da portare in deduzione è innalzato a 10.746,86 euro annui.
La seconda agevolazione si apprezza al momento dell’erogazione della rendita. Infatti la parte di previdenza erogata che corrispondete alla parte determinatasi con la conversione dei premi di risultato, non è sottoposta ad alcun prelievo fiscale, quindi viene erogata esentasse.
La comunicazione dell’ammontare di premio di risultato convertito in previdenza complementare va fatta entro il 31 dicembre dell’anno successivo alla data di versamento.
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