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Convertire premi di risultato in previdenza: perché conviene

Convertire premi di risultato in previdenza: perché conviene

I premi di risultato, che già godono di una tassazione agevolata, possono diventare ancora più convenienti se converti in previdenza complementare. Quali sono le agevolazioni fiscali? Che valore può essere dedotto dalle imposte sui redditi? Come si esercita la volontà? Cosa devo comunicare?



I premi di risultato sono da sempre particolarmente convenienti per rendere più interessante la busta paga dei lavoratori senza comprometterne la tassazione. Eppure esiste una situazione ancora più conveniente quando vi è la conversione dei premi di risultato in previdenza complementare.

Cosa sono i premi di risultato?

Sono dei premi che l’azienda può decidere di erogare al raggiungimento di un particolare risultato utile per l’azienda stessa. In sostanza si tratta di compensi aggiuntivi che danno corpo alla busta paga del lavoratore ma con una tassazione agevolata rispetto al compenso tradizionale.

È vero che si paga un’IRPEF ridotta sui premi di risultato?

Sì è vero. Ed è proprio la tassazione ridotta ai fini IRPEF a rendere particolarmente interessante questa modalità di compenso aggiuntivo. Se, infatti, la tassazione ordinaria è fissata al 23%, nel caso dei premi di risultato questi sono tassati al 10%, e senza applicazione di addizionali.

Qual è il tetto massimo su cui si applica la differente aliquota?

Il valore massimo di premio che può soggetto all’aliquota agevolata è pari a 3000 euro annui.

Quali sono i requisiti per i premi di risultato?

Aver raggiunto almeno un obbiettivo incrementale rispetto a parametri economici fissati dall’azienda anche in base a eventuali accordi sindacali di secondo livello.

È vero che i premi di risultato si possono convertire in previdenza complementare?

Sì è vero. Il lavoratore, in maniera libera e volontaria, può decidere di convertire tutti o parte dei premi di risultato in previdenza complementare, ovvero un fondo pensione alternativo e integrativo a quello che percepirà una volta andato in pensione. La scelta appare ancora più conveniente se analizzata dal punto di vista delle agevolazioni fiscali.

Quali sono i vantaggi fiscali per la conversione in previdenza?

La conversione dei premi di risultato in previdenza complementare permette almeno due tipologie di vantaggi, a breve e a lungo termine. A breve termine, i versamenti fatti in previdenza complementari possono essere portati in deduzione dal proprio reddito fiscale imponibile fino a 5.164,57 euro annui. Questo è quanto succede nel regime ordinario. Se si convertono i premi di risultato in previdenza, allora è possibile aggiungere ulteriori 3000 euro alla cifra precedente, per arrivare a una deduzione di 8.164,57 euro annui.

È vero che i lavoratori di prima occupazione hanno un limite ancora più vantaggioso?

Sì, per loro il limite da portare in deduzione è innalzato a 10.746,86 euro annui.

Qual è l’altro vantaggio fiscale per la conversione dei premi di risultato?

La seconda agevolazione si apprezza al momento dell’erogazione della rendita. Infatti la parte di previdenza erogata che corrispondete alla parte determinatasi con la conversione dei premi di risultato, non è sottoposta ad alcun prelievo fiscale, quindi viene erogata esentasse.

Quando si comunica la conversione dei premi di risultato?

La comunicazione dell’ammontare di premio di risultato convertito in previdenza complementare va fatta entro il 31 dicembre dell’anno successivo alla data di versamento.

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