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Aumento di capitale e credito d’imposta: come fare

Aumento di capitale e credito d’imposta: come fare

Contribuire alla ripresa dell’imprenditoria italiana in seguito alla pandemia da Covid-19 è l’obbiettivo di questa azione prevista dal Decreto Rilancio per incentivare il conferimento negli aumenti di capitale. Modalità di accesso, requisiti e condizioni.



L’azione voluta all’interno del Decreto Rilancio, si rivolge agli aumenti di capitale di tutte le società per azioni, società in accomandita per azioni, società a responsabilità limitata (anche semplificata), società cooperative, società europee e società cooperative europee che abbiano sede in Italia. Tuttavia sono escluse le società che esercitano attività assicurative o che lavorano nell’ambito finanziario e del credito come riportato nell’articolo 126-bis del TUIR.

I requisisti?

Le imprese devono essere regolarmente costituite e iscritte al registro delle imprese e soddisfare i seguenti requisiti:

  1. Il fatturato del 2019 deve essere superiore a 5 milioni di euro (10 milioni di euro qualora si voglia aderire al Fondo Patrimonio PMI come specificato nei successivi paragrafi) e non superiore a 50 milioni.
  2. La perdita di fatturato a causa dell’emergenza coronavirus, per il periodo marzo e aprile 2020 deve essere almeno di 2/3 rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente;
  3. Sia stato deliberato, dopo l’entrata in vigore del decreto ed entro il 31 dicembre 2020 un aumento di capitale a pagamento e integralmente versato. L’aumento di capitale non deve essere inferiore a 250.000 euro.

In cosa consiste il beneficio?

Le società che soddisfano i requisiti, possono optare per due soluzioni:

  1. Un credito d’imposta pari al 50% delle perdite eccedenti il 10% del patrimonio netto, fino al 30% dell’aumento di capitale deliberato. L’eventuale distribuzione di riserve prima del 1 gennaio 2024 comporta la perdita del presente beneficio e l’obbligo di restituzione dell’importo insieme agli interessi legali.
  2. Accesso al Fondo Patrimonio PMI, finalizzato a sottoscrivere entro il 31 dicembre 2020, obbligazioni o titoli di debito di nuova emissione da parte della società e fino ad esaurimento del fondo.

Specifiche sull’accesso all’FPP?

Qualora l’azienda opti per l’accesso al Fondo Patrimonio PMI, vanno osservate alcuni aspetti di notevole importanza.

L’ammontare delle obbligazioni o dei titoli di debito sottoscritti non può superare, a scelta in base al minore importa, di 3 volte l’ammontare dell’aumento di capitale oppure il 12,5 dell’ammontare dei ricavi.

Qualora la società sia beneficiaria di finanziamenti assistiti da garanzia pubblica ovvero di aiuti sotto forma di tassi d’interesse agevolati, la somma degli importi garantiti, dei presti agevolati e dell’ammontare degli strumenti finanziari sottoscritti non deve superare il valore maggiore tra:

  1. Il 25% dell’ammontare dei ricavi;
  2. Il doppio dei costi del personale per il 2019;
  3. Il fabbisogno di liquidità della società per i 18 mesi successivi alla concessione della misura in aiuto.

Altre condizioni richiedono che:

  1. Alla data del 31 dicembre 2019 l’impresa non rientrava nella categoria delle imprese in difficoltà;
  2. L’impresa si trovi in una situazione di regolarità contributiva e fiscale;
  3. L’impresa sia in regola con le disposizioni in materia di normativa edilizia ed urbanistica, del lavoro, della prevenzione degli infortuni e della salvaguardia dell’ambiente;
  4. L’impresa non sia tra quelle che hanno ricevuto e non rimborsato gli aiuti ritenuti illegali o non compatibili dalla Commissione Europea;
  5. L’impresa non si trovi in condizioni ostative;
  6. Nei confronti dell’amministratore, dei soci e del titolare effettivo non sia intervenuta una condanna definitiva per evasione fiscale;
  7. Il numero di occupati sia inferiore a 250 qualora si decida di accedere al Fondo Patrimonio PMI.

Aumento di capitale: conferimenti e credito d’imposta

Il decreto si sofferma anche sui benefici per chi conferisce denaro in una o più società ai fini dell’aumento di capitale. A questi spetta un credito d’imposta pari al 20% del conferimento e comunque il conferimento su cui calcolare il credito d’imposta non può essere superiore a 2.000.000 di euro.

La partecipazione di chi contribuisce all’aumento di capitale deve essere posseduta fino al 31 dicembre 2023. Fino a questa data non è possibile distribuire riserve di alcun genere. Pena la decadenza del beneficio.

Il conferimento vale sia a favore di imprese italiane che sono stabili in Italia ma hanno sede in un altro stato dell’Unione Europea.

Il credito d’imposta maturato è utilizzabile in dichiarazione dei redditi fino a quando non se ne conclude l’utilizzo.

Impegni da assumere?

La società emittente assume l’impegno di:

  1. Non deliberare distribuzioni di riserve o quote e di non procedere al rimborso di finanziamenti dei soci fino all’integrale rimborso degli strumenti finanziari;
  2. Destinare il finanziamento a sostenere costi di personale, investimenti o capitale circolante impiegati in stabilimenti produttivi e attività imprenditoriali che siano localizzati in Italia.
  3. Fornire al Gestore un rendiconto periodico.

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