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Assegno di mantenimento: requisiti per la deduzione

Assegno di mantenimento: requisiti per la deduzione

L’assegno di mantenimento, anche chiamato assegno divorzile, è un’importante voce di spesa che il coniuge riconosce all’ex una volta formalizzato il divorzio e quindi la fine del matrimonio. È molto importante conoscerne il funzionamento per poterlo dedurre in dichiarazione dei redditi.



Di legge, l’assegno di mantenimento, viene erogato dalla parte redditualmente più forte, a favore di quella più debole. Ed è sempre un giudice, in fase di separazione legale a stabilirne l’ammontare.

È molto importante tenere conto della possibilità di dedurre la spesa dal monte complessivo dei redditi, così da poter pagare meno imposte IRPEF. Del resto, l’assegno divorzile è sempre una voce di spesa piuttosto corposa e di certo genera un impoverimento da parte di chi lo deve versare.

Quali requisiti bisogna rispettare per la deduzione?

Affinché l’assegno di mantenimento sia deducibile, è fondamentale che questo sia periodico e non una tantum. Se, ad esempio, è prevista l’erogazione di 100 euro mensili, gli assegni saranno interamente deducibili, in quanto vi è un’erogazione periodica. Non accade lo stesso se l’erogazione avviene in un’unica soluzione: anche se il totale delle erogazioni periodiche è identico a quello in una sola soluzione.

Cosa succede all’IRPEF di chi riceve l’assegno?

Se una parte, ovvero chi elargisce, deve avere una riduzione della base imponibile, vuol dire che chi riceve dovrà invece dichiarare il reddito derivante dagli assegni, il quale verrà equiparato a quello da lavoro dipendente. Ecco perché in fase di dichiarazione, chi porta in deduzione gli assegni periodici, dovrà dichiarare il codice fiscale di chi li percepisce.

Quant’è il massimale deducibile?

Non vi è limite all’importo deducibile. Che il totale sia 1 oppure 1000, si può dedurre sempre il 100%, ma a patto che gli assegni siano mensilizzati.

È importante che la separazione sia certificata?

È fondamentale: se non vi è un provvedimento dell’autorità giudiziaria che stabilisce l’obbligo di versamento dell’assegno, non è possibile portare in deduzione gli assegni. Siccome un tale provvedimento può verificarsi solo se vi è stata separazione legale ed effettiva, uno scioglimento o annullamento del matrimonio o un divorzio, si capisce che l’aver ottenuto un riconoscimento giudiziario è una condizione necessaria.

È vero che si deducono solo gli assegni all’ex-coniuge?

Sì è vero. Non si possono dedurre gli assegni o parte degli assegni che vanno ai figli. Cosa vuol dire “parti dell’assegno”? Dal momento che l’assegno viene versato al coniuge ma parte della somma è destinata ai figli, ecco che la parte deducibile è soltanto quella che rimane all’ex-coniuge, che di solito rappresenta il 50% dell’intero ammontare. Diverso il discorso per l’assegno alimentare: in questo caso è possibile portare in deduzione l’intero importo. In ogni caso, se una parte dell’assegno di mantenimento è destinato ai figli, lo decide l’autorità giudiziaria. Vale precisare che esiste una normativa particolare per quanto riguarda il pagamento delle rate del mutuo. Non vi è totale accordo sulla questione, tuttavia genericamente si può dire che se l’ex coniuge non rinuncia all’assegno di mantenimento, le rate del muto pagate in sostituzione dell’assegno stesso si posso dedurre.

Io e il mio ex siamo separati di fatto, posso dedurre gli assegni?

No, gli assegni corrisposti, anche se periodicamente, per una separazione di fatto, non danno diritto ad essere deducibili.

Posso rinunciare all’assegno di mantenimeno

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