Il TFR è una parte importante nel quadro economico di un lavoratore. Tant’è che ogni nuovo assunto è chiamato a decidere come gestire il proprio TFR, lasciandolo in azienda oppure conferendolo a qualche fondo pensione. Vediamo alcuni chiarimenti sul tema.
La scelta va segnalata entro 6 mesi dall’assunzione. Qualora dopo 6 mesi non sia arrivata alcuna decisione da parte del lavoratore, allora subentra la regola del silenzio-assenso, ovvero il TFR viene conferito alla forma di previdenza complementare prevista dagli accordi o contratti collettivi, anche territoriali. Se esistono più fondi di riferimento, allora il TFR viene conferito verso quello a cui hanno aderito il maggior numero di lavoratori della medesima azienda. Qualora dovessero mancare fondi pensione di riferimento, il TFR viene conferito al fondo pensione costituito dall’INPS.
Perlopiù alle aziende con almeno 50 dipendenti, senza distinzione di settore. Per le aziende con meno di 50 dipendenti, invece, il sistema resta quello da sempre in vigore, ovvero in mancanza di una segnalazione da parte del lavoratore, il TFR resta in azienda e viene gestito come già avveniva in passato.
No, si tratta di una scelta non modificabile una volta che viene effettuata. L’unica scelta possibile, in caso di ripensamento, e se continuare a conferirlo nel fondo pensione o lasciarlo in azienda.
Sì è possibile ma solo dopo che siano trascorsi almeno 8 anni e soltanto per specifici motivi, quali la salute, l’acquisto della prima casa o una ristrutturazione, insieme ad altre necessità.
Sì è vero. Al momento della pensione, il TFR conferito in un fondo pensione gode di un’aliquota agevolata che è del 15% riducibile fino al 9%, contro il 23% del TFR lasciato in azienda.
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